giovedì 25 dicembre 2008

The Bob is back


Ma insomma, che volete che dica? Bob Dylan raduna un pò di outtakes pescando dagli anni ottanta (che, al netto di Oh mercy rappresentano il suo periodo meno ispirato ) e dai novanta, e sforna un disco che ha poco, se non niente, da invidiare ad un lavoro compiuto di inediti.

Se questi sono scarti, mi permetterei di consigliare ad un nutrito stuolo di presunti cantautori di appostarsi sotto la casa del signor Zimmerman, di seguirlo quando esce a buttare l'immondizia, e di rovistarci dentro alla ricerca di ispirazione.

Di cosa devo parlare, della open track, Mississippi (inedito da Time out of mind presente in tre versioni) che strazia e incanta, oppure della alernative version della grandiosa Dignity, o di Red river shore, altro inedito da Time out of mind? C'è anche una versione differente di Everything is broken, dallo splendido Oh mercy, una delle mie favorite in assoluto. Ci sono poi una manciata di traccie live, tra le quali segnalo la lenta e dilatata Ring them bells, l'elettrica Lonesome day blues e la riuscita Cocaine blues.

In tutto questo ben di dio ci si perde (e sto parlando della versione di Tale tell signs a due dischi, ne esiste anche una a tre cd...), ma è un naufragio dolcissimo.

Per inciso, la voce che Dylan ha tirato fuori nei novanta, calda, roca, e maledettamente southern, è quella che preferisco in senso assoluto, non nego che questa mia preferenza possa incidere sul giudizio generale dell'album, ma si parla di giusto mezzo punto, che porta il voto finale da 8 a 8 1/2.

1 commento:

Gemelle a rotelle ha detto...

Una versione a tre dischi????? DOVEEEEE!!!
Assolutamente d'accordo, Dylan anche quando si soffia il naso crea, una sua scoreggia vale più della intera produzione di tanta gente...Posso solo sconsigliare la pratica del rovistare nella sua spazza....Negli anni 60' un giornalista ebbe tanto ardire e lui non solo gli fece trovare dei simboli Dylaniani, ma lo beccò in persona e le cronache dicono che gli fumavano le orecchie.
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