Procede il mio recupero "random" dell'opera di Edgar Wright. Dopo Hot fuzz, sono riuscito a vedere il folle Scott Pilgrim vs the world (magari ne parlerò) e Baby Driver, oggetto di questa recensione.
L'ultimo film del regista inglese, pur essendo probabilmente il più americano a livello di messa in scena e per sfarzo del cast, conserva l'ormai inconfondibile tocco di Wright, basti pensare che lo spunto per la storia arriva da un video musicale per il brano Blue song dei Mint Royale, girato dallo stesso Edgar.
Miles (Ansel Elgort), detto Baby, nonostante la giovane età è l'autista da rapina più richiesto nel giro. Attraverso il mediatore Doc (Kevin Spacey) le varie bande di criminali si affidano a lui per scappare in sicurezza dopo i colpi. La particolarità di Baby è che, a causa di un trauma che verrà spiegato nel corso del film, il ragazzo indossa sempre degli auricolari attraverso i quali ascolta perennemente musica di qualunque genere. Elemento questo che inizialmente disorienta i banditi che si affidano a lui, ma che poi viene accettato alla luce delle qualità di pilota di Miles. Questo fino a quando al noto rapinatore Buddy (Josh Hamm) e alla sua bella viene affiancato lo psicopatico Leon (Jamie Foxx). Da qui in avanti le cose precipiteranno, fino al cataclismatico finale.
Nella sua prima parte Baby Driver è un autentica festa per gli occhi ma, lasciatemelo dire, soprattutto per le orecchie. La musica infatti è l'autentica protagonista dello svolgimento del plot, in totale connubio con le azioni del protagonista, che sincronizza tutto con le sue particolarissime playlist, al punto di ritardare di qualche secondo l'inizio di una rapina per andare perfettamente a tempo con la composizione che sta ascoltando. Il repertorio scelto dagli autori è di quanto più vasto possa essere, visto che passa agevolmente dal soul all'indie rock, al blues, all'elettronica al classic errebì al rock and roll (ci si può fare un'idea qui).
E' questa, assieme al pazzesco sincrono delle scene d'azione, l'arma vincente di Baby Driver. Un film con qualche punto di debolezza (la parte centrale un pò fiacca) ma che indubbiamente emerge nel fitto panorama di action o heist movie prodotti annualmente negli states e che spesso faticano persino ad arrivare nelle sale.
Bene ha fatto allora Wright ad abbondare il progetto del film su Ant-Man, a cui stava dietro dalla metà degli anni zero, e a concentrarsi su questo progetto a suo modo unico e particolarissimo.
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