lunedì 11 settembre 2017

Dunkirk


ATTENZIONE! POTREI SPOILERARE

Me la potrei cavare facilmente: su Dunkirk c'è poco da raccontare, va solo visto.
Sarebbe una soluzione furbetta, ma tutto sommato non così subdola, visto che Christopher Nolan, a quanto pare, avesse intenzione di girare il film senza l'ausilio di una sceneggiatura e che solo a fronte dei problemi incontrati (evidentemente anche ad un regista in odore di santità la produzione può negare qualcosa) alla fine abbia preparato uno script tra i più brevi di sempre (settantacinque pagine) per dare alla potenza delle immagini il ruolo di comunicatore assoluto che, nell'idea del regista di Inception, meritavano.

La storia riprende dei fatti misconosciuti fuori dalle latitudini britanniche, ma motivo di smisurato orgoglio inglese. Tra il maggio e il giugno del 1940, all'inizio della seconda guerra mondiale, l'esercito di Sua Maestà (circa quattrocentomila soldati) resta intrappolato sulla spiaggia di Dunkirk, nel nord dell'alleata Francia, con l'avanzata a tenaglia dei nazisti che gli impedisce di rinculare verso la terra e i bassi fondali del mare che rendono impossibile l'attracco delle navi per portarli in salvo.
Il film riporta gli eventi della settimana decisiva per la sorte dei soldati, attraverso tre linee temporali sfasate che si concentrano sugli avvenimenti di mare, cielo e molo.

Nolan gigioneggia senza rivali in questa produzione da cento milioni di dollari (che ne ha già incassati quasi cinque volte tanto), portando a casa un risultato che visivamente ha davvero pochi eguali. Elementi quali una fotografia fredda, metallica resa attraverso luci filtrate, opache, un montaggio che accelera e rallenta, assecondando opportunamente le varie fasi della narrazione, il sonoro realistico, devastante, con i rumori dell'artiglieria e delle bombe spesso a coprire i dialoghi in uno sfoggio di realismo mai fine a sé stesso, vanno a comporre l'insieme di una rappresentazione imponente per la quale servirebbero un paio di occhi aggiuntivi a quelli in dotazione per cogliere appieno le immagini che passano sullo schermo.

Poi ci sono le sequenze di massa, con i soldati sulla spiaggia divisi in file ordinate come dita di una mano che si tendono disperatamente verso il mare, periodicamente dispersi dai raid nemici per poi radunarsi di nuovo e attendere la salvezza dal mare, o la battaglia nei cieli tra gli spitfire inglesi, orgoglio nazionale, e la luftwaffe nazista, che garantisce un livello di immedesimazione da realtà virtuale. Semplicemente meravigliosa la scena finale con lo spitfire inglese superstite che, rimasto senza carburante, incomincia una lenta e lunghissima planata a motori spenti, accompagnata da un irreale silenzio, che lo porterà ad atterrare tra le mani dei nemici, su una spiaggia di Dunkirk ormai abbandonata dai soldati inglesi. Suggestiva invece l'autocitazione che si concede Nolan nell'inquadratura degli elmetti dei soldati inglesi abbandonati sulla spiaggia, a rievocare la distesa di cilindri nel bosco di The prestige.

Ecco, se vogliamo sollevare delle critiche, che non si cerchi nella pellicola una particolare caratterizzazione dei personaggi (quasi totalmente assente) o la ricchezza dei dialoghi, d'altro canto le intenzioni del regista di ridurre al minimo quel tipo di linguaggio e puntare tutto sulla resa visiva erano dichiarate e la magnificenza del risultato finale dà fragorosamente ragione a Nolan. Allo stesso modo possiamo sorvolare su anche alcuni scivoloni di retorica patriottistica (quasi tutte le linee di dialogo del Comandante Bolton/ Kenneth Branagh), un pò fuori luogo con il realismo (non avevo mai visto prima un film di guerra in cui un soldato, dopo aver rischiato di morire sotto il fuoco nemico, una volta in salvo, si cala i pantaloni per defecare) e la modernità dell'opera. 
Il film è ovviamente di taglio corale, con la scelta di occultare il ruolo degli attori più noti, come nel caso di Tom Hardy, i cui pochi secondi di inquadrature del viso riescono comunque a diventare tra le cose più emozionanti della pellicola.

Dunkirk è assolutamente da vedere, e se possibile da vedere all'Arcadia di Melzo, unica sala in tutta Italia ad avere la tecnologia per proiettarlo a 70 mm, dunque nella modalità artistiche voluta da Nolan.
Per una volta invece non indispensabile la visione in lingua originale (divenuta ormai la mia ossessione), visti i dialoghi ridotti davvero all'osso.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Eh sì, mi piacerebbe. Quanto ai militari inglesi ti rimando a "Mattatoio 5". Kurt Vonnegut lo ha scritto in modo divertente, ma sicuramente non si è inventato niente.

monty ha detto...

E' tra quelli che mi sono imposto di leggere. Prima o dopo lo farò. Ad ogni modo non ho una grande opinione delle milizie britanniche :)

Anonimo ha detto...

Deh, comunque questo film va veramente oltre, hai ragione tu, va solo visto