lunedì 25 settembre 2017

Barry Seal


Barry Seal è un pilota della TWA che, a causa di piccoli traffici illegali (i soliti sigari cubani), viene intercettato dalla Compagnia e arruolato, quale alternativa al carcere, per viaggi illegali in America Latina nell'ambito dei rapporti che gli U.S.A. tenevano con gli oppositori del crescente consenso comunista di quelle parti. Nel corso di questi raid viene agganciato dal nascente cartello di Medellin (sì, proprio Escobar e soci) che gli propone, sfruttando le tratte effettuate per conto della CIA, di trasportare tonnellate di coca sul suolo americano. Il compenso è quello giusto e Barry accetta.

Le basi per un film convincente c'erano tutte: lo spunto avvincente da una storia vera, un riferimento criminale quantomai di moda (vedi il successo della serie tv Narcos) e, magari solo per il sottoscritto, la rievocazione di una stagione, quella di Reagan e della sanguinaria ingerenza USA nell'America Latina, di cui non si parlerà mai abbastanza. Invece la produzione e il regista Doug Liman scelgono il tono leggero (e fin qui non sarebbe uno scandalo), ma, soprattutto, mettono in scena una storia sfilacciata, coi personaggi principali senza uno straccio di profondità, di caratterizzazione, di spessore: siccome Seal (Tom Cruise), non si sente realizzato nella sua professione di comandante dei voli di linea TWA, non esita a farsi arruolare in pericolosissime missioni segrete CIA ed esita ancora meno a fare da corriere della droga per un'organizzazione criminale colombiana. La moglie (Sarah Wright) si fa un po' di menate quando non capisce cosa stia succedendo, ma poi, quando i soldi arrivano a camionate e viene introdotta nell'alta società dei narcos colombiani, allora tutto va a posto. Per non dire che, nel segno della presunta, rivoltante superiorità americana, i nicaraguensi vengono mostrati come una manica di cavernicoli sottosviluppati o che la critica al sistema di politica estera creato da Reagan ne esca banalizzata, quasi come, se aver contribuito a trucidare migliaia di persone, fosse una marachella. Infine, se vogliamo, va bene che un film "tratto da una storia vera" non debba per forza essere verosimile anche nella rappresentazione dei personaggi, ma davvero, la produzione non fa nessuno sforzo per avvicinare i tratti di Tom Cruise a quelli del vero Barry Seal.

Alla fine il problema è probabilmente uno solo, negli ultimi anni qualunque film con Tom Cruise, prima di ogni altra cosa è un film con Tom Cruise. Il che significa un intero progetto al servizio dell'attore, invece che, come dovrebbe essere, l'attore al servizio del progetto.
Aridatece Blow.

2 commenti:

Filo ha detto...

Le ultime righe sono da incorniciare. Analisi perfetta.

monty ha detto...

Inizialmente volevo ridurre la recensione a quelle tre righe, poi la mia verbosità ha preso il sopravvento