lunedì 2 settembre 2013

Phil H. Anselmo, Walk through exits only


Al mondo vi sono pochi artisti controversi come Philip Hansen Anselmo. Letteralmente adorato da migliaia di fans che si rispecchiano nella coerenza del suo percorso musicale (la dream-band dei Pantera, i Down, i Superjoint Ritual, gli Arson Anthem, anche se con compiti da chitarrista e non da lead vocal) e altrettanto ferocemente detestato dagli ex-sodali dei Pantera, coi quali ha vissuto gli ultimi anni da separato in casa, a causa di enormi problemi con l'eroina (culminati con un overdose quasi letale), al punto che gli fu impedito di partecipare alle esequie di Dimebag Darrell, chitarrista della band, ucciso dalla pistola di un folle durante un concerto in Ohio. Le divergenze, all'epoca (fine anni novanta), oltre ad essere caratteriali erano anche di natura artistica. Gli altri del gruppo rimproveravano a Phil di voler spostare il suono della band verso orizzonti musicali sempre più violenti ed intransigenti, lontano dal brand del combo. Mi ha sempre incuriosito questa cosa, perchè, in realtà, quando Anselmo ha definitivamente lasciato i Pantera per dedicarsi ai Down, il sound che espresse fu più orientato a rallentare, attraverso contaminazioni (sempre metal) con il southern, il blues e lo stoner, piuttosto che verso la ferocia dello sludge.

Oggi che il singer debutta, quarantacinquenne, con il primo disco inciso a proprio nome, quella devastante violenza temuta dagli altri ex-sodali emerge in tutta la sua provocazione. Walk through exits only va infatti ben oltre la brutalità sonora che ti aspetteresti da uno come Phil Anselmo. L'album non è una release casuale o dovuta. E' un vero e proprio manifesto d'intenti fortemente voluto dal cantante di New Orleans, un atto d'accusa contro tutto e tutti, società, politica e soprattutto industria musicale (Music media is my whore è il titolo dell'open track) e settore (colleghi compresi) in generale. Su un tappeto sonoro pesantissimo, Anselmo più che cantare si fa esplodere le vene del collo, quasi come se recitasse un reading infernale che passa dalla destrutturazione della forma-canzone canonica. L'andamento del disco è pianificato per depistare l'ascoltatore, l'inizio è tosto ma sostenibile, addirittura con la traccia numero tre, Betrayed, si potrebbe tracciare una traiettoria che collega il brano a The great southern trendkill dei Pantera, ma poi, come accade ad un peschereccio che una volta giunto in mare aperto viene sorpreso da una tempesta, così veniamo assaliti dalla violenza di pezzi come Usurper bastard's rant o la title track, e così, fino alla lunga, acida, conclusione di Irrelevant walls and computer screens non c'è spazio per indecisioni o tentennamenti, la furia iconoclasta e (auto)distruttiva di Phil Hansen Anselmo spazza via ogni cosa e non è semplice resistergli e resistere fino all'ultima nota. Ma, per anticipare un concetto che riprenderò tra qualche giorni per il serial The Following, la particolare alchimia di Walk through exits only sta nel fatto che sebbene il suo assalto sonoro ti spaventi e ti metta in fuga, non riesci proprio ad evitare di tornare a farti flagellare. Ancora ed ancora. 

Dopo tanti anni, la metafora rappresentata dal pugno in faccia che campeggiava sulla copertina di Vulgar display of power è tornata a far male.

8/10

3 commenti:

jumbolo ha detto...

ci sono un paio di cose che non capisco, ma te le chiedo quando torni.

monty ha detto...

Ok!

monty ha detto...

Su discreta segnalazione dell'amico Jumbolo
ho corretto un errore piuttosto
marchiano nel testo della rece.
Per pudore non svelerò di più :)