lunedì 30 aprile 2012

Still crazy after fifty years


The Chieftains
Voice of ages
(Hear Music) 2012

I Chieftains celebrano i loro primi cinquant'anni restando ben saldi alla loro storia. Che è fatta di tradizione irlandese, contaminazioni con musiche etniche del mondo (è di solo due anni fa la release di San Patricio insieme a Ry Cooder) e collaborazioni con artisti dalle più disparate radici musicali.

Gli arzilli vecchietti in Voice of ages si circondano di ospiti pescando  dalla nuova scena musicale, mettendo a disposizione il loro consolidato sound fatto di flauti, violini, arpe e fise.
Le loro deliziose gighe si alternano alle incantevoli ballate, dipingendo un quadro sempre suggestivo e poetico. Incantevole l'apertura lasciata alle voci femminili di Imelda May (Carolina Rua) e della all-female band Pistol Annies (Come all ye fair and tender ladies). Altro interessante gruppo country emergente coninvolto nel progetto i Civil Wars (formazione sulla quale prima o poi tornerò) con una convincente interpretazione di Lily love.

Ma credo di non essere smentito se affermo che le ospitate più gustose siano quelle del talento Justin Vernon aka Bon Iver  (Down in the willow garden) e di un Paolo Nutini che continua il suo percorso di allontanamento dalle sonorità pop degli esordi (Hard times come again no more), ma anche degli ottimi Low Anthem (School days over) e dei Decemberist che riprendono When the ship comes in di Dylan.
Molto divertente poi la traccia numero quattordici (The Chieftains in orbit)che non vede la partecipazione di un musicista di professione, ma dell'astronauta NASA Candy Coleman che introduce il pezzo strumentale raccontando di come si sia portata in uno dei suoi viaggi spaziali un tin whistle appartenente al leader del gruppo Paddy Moloney ed un flute di Matt Molloy, per poi esibirsi in una melodia al flauto sulla quale si adagia con grazia la band. La conclusione è per Lundu, un altro strumentale al quale contribuisce Carlos Nunez, affermato musicista di cornamusa galiziana.

Il valore e il limite di quest'opera, la numero trentacinque della carriera del gruppo, è quello di non aggiungere nulla alla propria cifra stilistica consolidata. Per inciso a mio avviso sarebbe folle pretendere qualcosa di diverso. I Chieftains sono i migliori nel veicolare una certa tradizione irlandese e questo è il loro ruolo nel music buisness. Ragion per cui chi apprezza questo canone troverà pane per i suoi denti, gli altri possono levarsi lo sfizio di ascoltare alcuni tra i più stimolanti nomi dell'indie e del folk misurarsi con questo sound senza tempo.

6,5/10


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