Gomez
Whatever's on your mind (ATO, 2011)
L'auto esilio dall'ascolto dei nuovi dischi dei Gomez che mi sono imposto qualche anno fa mi ha fatto bene. Dopo il promettente esordio di Bring it on e l'ottimo seguito di Liquid skin (anni di grazia 1998-99) il mio interesse è crollato, per ripresentarsi timidamente nel 2006, con la release di How we operate. Torno sulle loro tracce in occasione dell'uscita di Whatever's on your mind, disco di studio numero sette della loro produzione che stavolta arriva al momento giusto (per me intendo: si sa, c'è un tempo per ogni cosa...).
I Gomez 2011 li ritrovo meno dispersivi e più immediati, concentrati e incisivi rispetto a quanto ricordavo (con i forumisti si ragionava del fatto che sulla breve distanza fossero micidiali ma che alla lunga il loro sound stancasse). Ebbene, qui mi sembra che i ragazzi abbiano trovato soluzione a questo problema mica da ridere grazie ad un lavoro diverso, forse più maturo e ragionato anche in termini di prospettive di vendita. L'album è aperto dal pop elegante di Options, chitarra acustica in apertura, fiati in sottofondo, cantato e refrain coinvolgenti. Queste caratteristiche sono presenti anche nella successiva I will take you there, dove però le sottolineature di sax si fanno un pò più presenti e accompagnano la voce nell'arrampicata alla scala del ritornello.
La title-track è invece la classica ballata ma senza per questo risultare fiacca o inutile, tutt'altro, Whatever's on your mind è probabilmente uno dei pezzi più piacevoli del disco, insieme alla Kingsofleoniana Just as lost as you, che ha potenzialità da singolone e stoffa per fare strada nelle programmazioni radiofoniche o nelle piattaforme musicali televisive. Da segnalare anche Our goodbye, archi e dolci melodie a sugellare malinconie un pò eighties.
In generale la cifra stilistica dell'opera predilige le atmosfere rilassate, i cori, le delicate armonie vocali, trovando in questo un suo compromesso tra un certo pop inglese e il revival folk che tanto tira in questi ultimissimi anni e senza farsi mancare qualche riferimento ai lavori di Dave Matthews.
Lo ripeto, non li ho ascoltati con continuità e pertanto non posso esprimere un giudizio storico-cronologico del tutto affidabile, ma da quello che percepisco siamo davanti ad una piccola-grande svolta nel percorso dei Gomez. Svolta che a mio avviso è piacevolmente riuscita. Qualunque cosa avessero in mente.
1 commento:
Adoro i Gomez
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