lunedì 15 aprile 2019

Deicide, Overtures of blasphemy

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Quanto mi faceva paura Glen Benton quando ero un ragazzetto! 
In un periodo in cui il metal estremo (death-black) era circondato da un'aurea satanica davvero oscura e spaventosa, questo tizio che si era tatuato una croce rovesciata sulla fronte mi appariva come un autentico fanatico del demonio.
Trent'anni dopo, ora che il death metal non spaventa più nessuno, i suoi interpreti storici fanno tenerezza e il buon Glen si è pagato un'operazione di chirurgia plastica per rimuovere quell'obrobrio inciso sulla fronte, possiamo tranquillamente concentrarci solo sull'aspetto musicale dei Deicide.
Overtures of blasphemy è il dodicesimo album della band di Tampa, Florida. Esce a cinque anni di distanza dal precedente In the minds of evil e, come spesso accade quando membri storici escono polemicamente da una band per formarne un'altra (parliamo dei fratelli Hoffman), i superstiti (oltre a Benton il batterista Asheim) vanno al recupero di una confort zone musicale che coincide con un ritorno ad un mood aggressivo e ad una rinnovata cazzimma.
Overtures of blasphemy rientra perfettamente nello schema. Death metal classico e godibilissimo da sparare al massimo quando hai le balle in giostra, testi rigorosamente anti cristiani e, musicalmente parlando, evidenti influenze dal doom (l'attacco dell'opener One with Satan) e dal thrash (su tutte, Excommunicated).
Fin qui, il lavoro death più divertente dell'anno.



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