lunedì 17 febbraio 2014

Maurizio Blatto, L'ultimo disco dei Mohicani


Un vero caso editoriale, quello de L'ultimo disco dei Mohicani di Maurizio Blatto, un libro molto atteso da tutta una popolazione di appassionati italiani di musica rock che aveva eletto a proprio culto Alta fedeltà di Nick Hornby e che voleva ritrovare quei temi nell'ambito della propria realtà provinciale italiana.
Detto questo c'è una certa pigrizia mentale nel limitarsi ad associare il libro del torinese Blatto a quello dell'inglese tifoso dell'Arsenal: i campi da gioco sono infatti i medesimi (un negozio di dischi; il fanatismo per i vinili), ma lo sviluppo delle opere totalmente diverse. Laddove il lavoro di Hornby utilizzava la forma romanzo, quello di Blatto è a suo agio nei racconti (molto simili a post) brevi/brevissimi (da cinque/quindici pagine), che muovono dal palco principale di Backdoor, negozio di dischi di Torino (tutt'ora esistente) per poi uscire dalle quinte e allargarsi alla microcosmo della piazza, al degrado umano e culturale del quartiere, alle varie forme umanonidi che transitano dal record store.

Partendo dal punto di vista di un profondo conoscitore di qualunque argomento specifico che abbia a che fare con l'arte, in possesso quindi di requisiti di conoscenza superiori alla media, da un certo punto di vista può risultare facile prendersi gioco della massa ignorante che entra nel tuo negozio e ti chiede l'intera discografia di Alberto Lupo o si informa se Che Guevara ha fatto uscire qualcosa di nuovo, ma in questo caso l'autore, attraverso cartoline che fanno dell'ironia, a volte leggera (ad esempio nel caso del racconto tusoffrlamarcatura) a volte greve (Sborrovich), la propria chiave di lettura, riesce ad evitare ogni atteggiamento di supponenza, gettando invece un fascio di luce su un piccolo mondo che viene così accostato ai melting pot delle metropoli occidentali, riferimento obbligato per la cultura rock .
 
Le vicende dei collezionisti di dischi rari non rivelano necessariamente le traiettorie dei sinceri appassionati di musica. Io, ad esempio, che compro cd sui negozi on line per pagarli meno e che se dovessi entrare a Backdoor mi butterei nel cesto dei vinili a cinque euro, tenendomi a debita distanza dai dischi rari appesi dietro il bancone, credo di amare questa arte in misura infinitamente più grande dei tizi che nel libro si sono svenati per l'hi-fi perfetto o per collezionare ogni singolo pezzo di vinile pubblicato da Franco Simone. 
Ma lo stesso, anche se l'universo messo al centro del telescopio da Blatto mi appartiene solo in parte, mi riconosco nella stessa comunità sempre più simile ad una riserva indiana (e pertanto destinata all'estinzione) descritta dall'autore.
Per tutte queste persone che ancora acquistano dischi e riviste musicali, l'opera di Blatto è probabilmente come un'adunanza, un richiamo a serrare le fila, uno specchio infranto che rimanda un'immagine di sé frammentata ma efficace.
Non un merito da poco, in un Paese per il quale spazi,risorse e considerazione per la musica pop sono, da sempre, una questione irrilevante.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ebbravo, bella recensione

Simona Bellone ha detto...

Io che invece colleziono dischi in vinile di tanti cantautori storici, tra i quali tutto di FRANCO SIMONE con grande stima, confrontando naturalmente on line il prezzo minore a pari qualità, evitando chi se ne approfitta, vi segnalo questa bella pubblicazione molto seria sul collezionismo del vinile.

VINILICI
LA PASSIONE PER IL DISCO
I negozi, i collezionisti, le fiere
a cura di Nicola Iuppariello
con interventi di Renzo Arbore,
Dario Salvatori e Giordano Sangiorgi

ZONA 2013 - pp. 200 illustrate

http://www.editricezona.it/vinilici.htm