giovedì 20 novembre 2008

Once upon a time


Da quando ho ripreso in mano le favole classiche, a cui alterno la lettura a cose più moderne e avventurose per conciliare il sonno a Stefano, ho avuto modo di rendermi conto di quanto siano, in molti casi, intimamente crudeli e spietate.

Nella memoria di bambino, queste storie avevano un alone quasi magico, erano educative, positive e delicate, mentre da adulto si fa un po’ più fatica a trovare dei valori, ad esempio in Pollicino, abbandonato nel bosco con i suoi fratelli e destinato a morire di fame o ad essere divorato dalle belve feroci, che finisce in casa di un orco che passa il suo tempo ad affilare coltellaci per sgozzarlo insieme agli altri. O in Hansel & Gretel con i due piccoli protagonisti rinchiusi in gabbie minuscole per essere poi cucinati vivi e mangiati accompagnati da un buon vinello.
In Pinocchio il gatto e la volpe, che per la verità dopo il film tv di Comencini avevano preso a farmi paura, impiccano ad un albero,senza troppe storie, il burattino che non vuole dargli le monete d'oro.

So che alcune di queste storie hanno radici antiche e purtroppo reali, ad esempio le famiglie poverissime del nord europa (anche in Italia), abbandonavano i figli che non riuscivano a sfamare, o li vendevano per farli lavorare come spazzacamino (date le loro dimensioni passavano là dove gli adulti non potevano), destinandoli in ogni caso ad una morte agghiacciante.

Certo che se penso alla brutta reputazione che avevano, quando ero bambino, i fumetti di supereroi o i cartoni di robot giapponesi, e come invece piacevano agli adulti le favole classiche (“ma perché guardi questi cosi violente? Leggiti un bel libro di fiabe classiche, che sono così beellee..”) mi viene da sorridere, la visione di Mazinga o la lettura dei Fantastici Quattro non ha mai turbato i miei sonni, Franco e Ciccio nel Gatto e la Volpe invece…

Certo, probabilmente ai bambini piace essere terrorizzati, ascoltano attenti, con la bocca aperta anche la centesima lettura di Hansel & Gretel, per assicurarsi che quella stronza della strega faccia la fine che merita, dopotutto cosa c’è di meglio che un lieto fine riparatore?

Però viene da chiedermi: qual è la morale che deve imparare un bambino in una storia in cui il protagonista infante viene abbandonato dai genitori e successivamente rapito da balordi che lo vogliono cucinare, ma che alla fine riesce a sottomettere il cattivo, arraffargli tutti i tesori e tornare a casa bello pimpante?

Ho pensato a tre opzioni:

a) i soldi fanno la felicità
b) l’omicidio paga
c) il valore dell’assistenza sociale alle famiglie in difficoltà

4 commenti:

jumbolo ha detto...

stai inanellando dei post fantastici

monty ha detto...

grazie
:-)

Gemelle a rotelle ha detto...

AHAHAH! Sono d'accordo:-) Però non arrivare a conclusioni troppo semplicistiche, le favole classiche sono archetipi, legati al passato più antico dell'umanità...
Su Franco e Ciccio convengo, mi terrorizzavano!!!! Quando sento la musica del Pinocchio di Comencini un brividino corre ancora giù per la schiena...

Anonimo ha detto...

grande Bro!
soprattutto le fiabe classiche mettono nella zucca che da una parte stanno i buoni e dall'altra i cattivi.
c'è chi ancora non si è ripreso e alcuni li fanno direttori o perfino presidenti