giovedì 20 dicembre 2007

In prigione in prigione, parte 2

Passata la sbornia mediatica, politica e cabarettistica sull'indulto, quello che resta, come molti di entrambe le fazioni temevano, è un panorama desolante.
Avevo sostenuto l'indulto come azione compassionevole nei confronti di troppi poveri cristi lasciati a se stessi in strutture fatiscenti e sovraffollate. Dicevo però che aveva un senso solo se usato come fase di start up di un progetto carcerario serio e a medio-lungo termine.
Nuove strutture, possibilità di recupero, spazi che permettessero alla persona di conservare la propria dignità.
Niente. Come non detto. A poco più di un anno dall'indulto siamo già tornati al punto di partenza.

I numeri sono spaventosi, indegni.
A fronte di un limite di capienza regolamentare delle carceri italiane di 42.213, e posto che al momento dell'indulto i detenuti erano quasi 61.000, per scendere a sotto i 40.000 dopo quell'iniziativa del parlamento, oggi i reclusi sono già diventati 49.442.
Il peggio ve lo devo ancora dire. Un terzo di queste persone (16.525) sono detenute in attesa di giudizio.
Un altro terzo è condannato in via definitiva (18.589), e il resto è impelagato tra ricorsi e appelli.
Più di sedicimila persone, la popolazione di un paese medio-grande, è rinchiuso in condizioni quasi sempre indecorose, sotto i livelli igienici-sanitari minimi, in situazioni di convivenza drammatiche, e non ha ancora subito un processo!

E il centrosinistra, che dovrebbe avere a cuore per storia,cultura e sensibilità, questa gente, che fa?
Nel 2000 aveva varato il nuovo ordinamento del regolamento penitenziario; prevedeva la ristrutturazione di buona parte dei 214 istituti di pena. Erano previsti interventi di riqualificazione degli standard igienici-sanitari e dei diritti dei detenuti: acqua calda nelle celle, toilette separate, celle per non fumatori, parlatori senza vetri divisori, cucine per un massimo di 200 coperti e altre innovazioni di civiltà. Investimento previsto 400 milioni di euro, per un tempo previsto per la realizzazione dell'opera di cinque anni.

D'accordo, dal duemila a oggi, in mezzo c'è stata un'intera legislatura di forcaioli, ma qualcuno di noi è pronto a puntare un centesimo sulla realizzazione di questo progetto di ristrutturazione entro la fine del governo Prodi?
E' in grado la sinistra (Walter, se ci sei batti un colpo) di compiere una scelta indispensabile per quello che è la nostra storia e al tempo stesso impopolare, che neanche le nozze tra gay?

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