lunedì 10 febbraio 2025

The Mavericks, Moon and stars (2024)


Io ci provo ad erudirmi ed evolvermi rispetto ai miei clichè musicali, ad uscire dalla mia comfort zone, fischiettando indifferente anche quando i miei riferimenti artistici di una vita si ostinano a pubblicare un nuovo disco, ma poi, per parafrasare Al Pacino nel Padrino Parte III, "proprio quando pensavo di esserne uscito, mi trascinano di nuovo dentro".

Perciò rieccomi a scrivere dei Mavericks, trent'anni o giù di lì dopo essermene innamorato con What a crying shame e dopo una dozzina di album (a cui vanno aggiunti una decina di titoli da solista del frontman Raul Malo), all'insegna di un meraviglioso melting pot musicale che passa con disinvoltura dal country al latin, dal rock and roll al croonering, dalle atmosfere da night club anni cinquanta al tejano. Oramai la band viaggia col pilota automatico, ma non per questo perde la capacità di scrivere ancora grandi, grandissime canzoni. 

Moon & stars si apre in un certo senso in modo inusuale rispetto alle abitudini del brand, non con il consueto ritmo scatenato di un'opener ma con la malinconia, attraverso un pezzo, The years will not be kind,  che descrive il tempo che trascorre subdolamente, usando con grazia le leve liriche della nostalgia e quelle musicali di una ballata messicana. La festa è solo rinviata e anzi arriva con ancora maggior godimento subito a ruota, con due pezzi, Live close by (visit often) e la title track in cui i Mavericks srotolano come un lungo tappeto prezioso tutta la loro arte incantatoria., coadiuvati da due artiste indie, in ambito pop-rock - Nicole Atkins -, e country folk - Sierra Ferrell - .

Sì perchè Moon & stars, più degli altri dischi della band, agisce da calamita ad attrarre cantanti e musicisti, riconoscenti a Raul Malo e ai suoi sodali per il ruolo svolto nel diffondere un coloratissimo caledoscopio  di atmosfere popolari universali ed entusiasti quindi di contraccambiare. Così la country singer Maggie Rose duetta su Look around you e il sassofonista Max Abrams su Here you came again. Ci sarebbe stato benone Zac Brown su un pezzo come A guitar and a bottle of wine e magari Paul McCartney e Ringo Starr su Turn yourself around, un brano che sembra uscito da Rubber soul e che allarga ulteriormente il perimetro di influenze musicali dei nostri. 
Ma non si può avere tutto, accontentiamoci di un'altro grande disco dei Mavericks, che nella loro carriera hanno solo sfiorato la grande affermazione mainstream (con il singolo Dance the night away e con I said I love you del solo Malo), ma che continuano ad essere punto irrinunciabile di riferimento per un pubblico di certo non giovane ma che trae linfa vitale dalla loro musica.

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