lunedì 27 giugno 2016

Sixx:A.m. , Prayers for the damned

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I Sixx Am nascono con le caratteristiche classiche del side project della rockstar in cerca di nuovi stimoli fuori dai suoi clichè abituali. D'altro canto i tempi morti che hanno scandito la vita dei Motley Crue degli anni zero di tempo libero a disposizione ne hanno regalato a volontà al bassista e fondatore Nikki Sixx. Così nel 2007 pubblica una autobiografia esclusivamente relativa ai suoi anni di dipendenza dall'eroina, affiancandola da una colonna sonora: The heroin diaries. Con lui, alla chitarra, DJ Ashba (ex Guns 'n' Roses) e il vocalist/tuttofare James Michael. 
Come ogni side project che si rispetti, i Sixx Am si concedono lunghe pause rilasciando altri due album in sette anni. Tutto cambia con l'addio alle scene dei Crue, ora Frank Feranna (il buon vecchio Sixx) può dedicarsi a tempo pieno alla sua creatura. 
Cosa che pare fare seriamente, e infatti solo pochi mesi dopo il rompete le righe dalla sua band storica non solo dà alle stampe questo Prayers for the damned Vol I ma annuncia, come si intuisce dal titolo, che entro la fine dell'anno sarà seguito da un altro full lenght.
L'ex bassista dei Crue riesce a confermare la bontà delle release precedenti realizzando un opera di metal mainstream, nell'accezione più trendy del termine,  raggiungendo nel contempo l'obiettivo di tenersi a distanza di sicurezza dal classico sound Crue. 
A completare l'affrancamento dall'ersordio grezzo e malinconico ma autenticamente ispirato di The heroin diaries, la release gode di una produzione pulitissima e impeccabile. Si parte a frusta con un trittico micidiale (Rise; You have come to the right place; I'm sick) nel quale gli onori sono tutti per Michael e DJ Ashba (oltre che per il nuovo drummer Dustin Steinke), come del resto accade per quasi tutto l'album, quasi come se il titolare del brand abbia deciso di tenersi in disparte. Ma la track list tiene botta anche con il resto delle composizioni, come il pezzo che intitola l'opera e con l'ottimo midtempo Belly of the beast, regalando all'ascoltatore anche momenti nei quali la band cerca ispirazioni diverse dal nu metal di riferimento, strizzando l'occhio persino ai Muse con risultati alterni: buoni nel caso di Better man, pessimi nella pasticciata Rise of the melancholy empire. 
Prayers for the damned si dimostra, un pò sorprendentemente, un'opera divertente e coesa, sostenuta dall'ottima verve dei suoi navigati interpreti.

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