Alain Delambre è un ex manager di azienda dalle medie dimensioni, ma quando si trova nell'età in cui si comincia a pensare alla pensione viene licenziato, e quindi, vicino ai sessanta e con un mutuo da pagare, senza alcun datore di lavoro che lo assuma per le sue competenze, si presta a fare i mestieri più umili. Ma in lui, dopo la depressione, monta una rabbia che fatica a gestire.
Miniserie piuttosto interessante, questa francese Derapages (la traduzione italiana del titolo riprende quella scelta per il romanzo di Pierre Lamaitre, cui la serie è la trasposizione), che, in sei episodi, mantenendo sempre un buon livello di tensione e curiosità, nell'arco della narrazione passa agevolmente da un genere all'altro. Lo scenario costante attiene alla denuncia sociale della condizione del lavoro in Francia, non molto diversa dalla nostra, in cui, se esci dagli ingranaggi delle assunzioni, specialmente ad una certa età, sei obbligato a scelte umilianti, non tanto per la professione svolta - facchino, pulitore - ma per il trattamento tirannico che ricevi dai tuoi capetti. Certo, il j'accuse è di grana grossa e sloganistico, ma pur sempre efficace. Ci sono poi altri elementi: di action, nella puntata che fa da perno a tutta la vicenda, la terza, di prison drama, finanche di legal thriller con connotati crime.
Spesso, davanti a serie televisive composte da pochi episodi mi trovo a pensare, diamine ma con qualche taglio avrebbero potuto tranquillamente farne un film! In questo caso invece l'abito seriale breve veste alla perfezione il progetto, la narrazione non abusa di fill-in o momenti dilatori esclusivamente propedeutici a prolungare timing. A tutto ciò sicuramente contribuisce il fatto che dietro il soggetto (creazione e regia) ci sia un regista come Ziad Doueiri (Oscar per L'insulto), che si muove facendoci dimenticare come il prodotto nasca per essere destinato alla visione (anche, ahimè) su smartphone e tablet.
Ma l'aspetto più prodigioso della serie è l'interpretazione di Eric Cantona, ex fuoriclasse calcistico (Manchester Utd, soprattutto) che ormai da anni si è reinventato attore. Naturalmente non è la prima volta che lo vedo in queste vesti (Il mio amico Eric, The salvation, AKA), ma il ruolo di Alain Delambre, un uomo controverso e sconfitto dalla vita la cui interpretazione deve trasmettere una gamma più vasta di emozioni, credo che lo possa aver consacrato definitivamente. C'è da sottolineare comunque come sia l'intero cast, nei personaggi principali e secondari, a fornire una prova eccellente, segnalo su tutti quella di Gustave Kevern, nei panni del migliore amico del protagonista, e Alex Luz in quelli del mega manager cinico e arrogante.
Attualmente su Netflix, ma dovrebbe uscire a breve dal catalogo. Recuperalo.

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