martedì 20 luglio 2021

Billie Joe Armstrong, No fun mondays (2020)


Tra i vari danni prodotti dalla pandemia, ci sono anche quelli collaterali dei vari artisti che si sono messi a commercializzare comuni sessioni casalinghe nelle quali hanno interpretato brani ai quali, evidentemente, sono legati. Si tratta di dischi perlopiù prescindibili, che nulla aggiungono alla carriera dei musicisti o alle versioni originali dei pezzi, se non la curiosità di scoprire passioni e a volte guilty pleasure del musicista in questione. 

Non fa eccezione questo Fun mondays, registrato da Billy Joe Armstrong nei mesi dei lockdown assieme ad un manipolo di amici che rispondono ai nomi di Jason White (chitarrista tour member dei Green Day); Chris Dugan (batterista/produttore/ingegnere del suono) e Bill Schneider (bassista/collaboratore dei GD/co-proprietario assieme ad Armstrong di un negozio di strumenti a Oakland), coi quali ha buttato giù quattordici pezzi che spaziano, a volte devo ammettere anche in modo sorprendente, tra stili e generi. 
Per farvi capire meglio cosa intendo la traccia numero uno è I think we're alone now, brano che dall'anno "di nascita", nel 1967, ha avuto diverse interpretazioni, di cui la più recente è quella di Tiffany, mentre l'ultima, all'opposto è di Billy Bragg (A new England). In mezzo si passa ancora ancora dal pop anni ottanta con le Bangles (Manic mondsay) o Kim Wilde (Kids in America) ai semi-sconosciuti irlandesi del nord The Starjets (War stories); mainstream rock con Eric Carmen (That's rock and roll) e anthem dimenticati, come Gimme some truth di John Lennon o la seminale You can't put your arms around a memory di Johnny Thunders. Ma è inutile menare il can per l'aia, il pezzo in assouto più imprevedibile, a detta dell'autore inserito in omaggio ai fans italiani, è un'incredibile Amico di Don Backy (!!!), la cui interpretazione in italiano, con pronuncia da americano in vacanza a Roma, lascia sgomenti (nel bene o nel male decidete voi).

Insomma, non che No fun mondays sia un disco noioso. Solo semplicemente superfluo.

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