lunedì 7 ottobre 2019

Randy Rogers Band, Hellbent

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Una quindicina d'anni di attività per il texano Randy Rogers e la sua band, al debutto sulle pagine virtuali di Bottle of smoke con il disco numero otto: Hellbent.

Con la RRB siamo nell'ambito di un country-rock sopraffino e di una formazione che, essendo insieme da sempre, fa respirare all'ascoltatore tutta la propria  grande sintonia, grazie alla quale il leader Randy può esprimersi su livelli d'eccellenza, disegnando liriche su temi che calzano il genere come un guanto (amore/abbandoni/alcol-unico-rimedio-universale), imbullonate su melodie dalla grande presa ed efficacia.
Lo si capisce subito, dalla partenza di Drinkin' money, che sulle prime mi ha riportato alla memoria lo Springsteen di brani come Better days o Lucky town, e, più in generale il country rock di quel periodo (primi novanta) fatto apposta per deflagrare dal vivo.
Provare per credere tre pezzi anthemici come I'll never get over you, Comal line e Fire in the hole, talmente trascinanti da spostare le montagne. 
D'altro canto non c'è da meravigliarsi che le composizioni di Hellbent nascano come se fossero già road tested, da sempre quella concertistica è la vocazione primaria della Randy Rogers Band, sin dal suo esordio discografico del 2010, proprio con un album dal vivo (Live at Cheatham Street Warehouse).
Ma, per fugare ogni dubbio, garantisco che la band sa anche essere estremamente emozionale, attraverso l'utilizzo quel tipo di poesia applicata alla semplicità della vita quotidiana e all'esistenza della gente comune, tipica del lato malinconico del country. 
In questo ambito Anchors away, You me and the bottle e, soprattutto, quel mezzo capolavoro che risponde al titolo di Wine in a coffee cup, potrebbero fare scuola.
Insomma, dentro Hellbent  non c'è spazio per canzoni fuori posto o filler.

Potete anche continuare ad ignorare musicisti come la Randy Rogers Band, non saprete mai quello che vi state perdendo.

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