lunedì 12 novembre 2018

Raven, All systems go!

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Il ruolo di opener per il recente concerto dei Saxon mi ha dato modo di conoscere meglio una band che non poteva che essermi nota, essendo pioniera della NWOBHM, ma che, per una ragione o l'altra, non avevo mai approfondito. I Raven si formano nell'operaia Newcastle nel 1974 su impulso dei fratelli John (basso e voce) e Mark Gallegher (chitarra) , ma esordiscono discograficamente solo sette anni dopo, nel 1981 con Rock until you drop
Il loro è un power trio dotato di uno stile rozzo ed essenziale, riff colesterolici che girano intorno al boogie, ritornelli adatti ai pub o ai dopolavoro (che sono i posti dove i Raven si sono fatti le ossa), insomma un tanto al chilo e via andare. Li nota l'etichetta locale Neat Records che li mette sotto contratto. Sono quelli gli anni più importanti nella carriera della band, che dal 1981 al 1983 sforna un disco all'anno (oltre al già citato debutto, Wiped out e All for one), poi il passaggio ad una major che, come spesso accade, coincide con il declino.
Questa raccolta del 2002 riassume in venti tracce quel frenetico ed irripetibile triennio, quando i Raven, tuttora in attività discografica, misero insieme il 90% del repertorio che ancora oggi farcisce le loro setlist.
Parlo di pezzi come Don't need your money, Hell patrol, Rock until you drop, Live at the inferno, Tyrant of the airways, Faster than the speed of light e via discorrendo.
Risentito oggi, lo stile del singer John Gallegher non può che strappare qualche sorriso, con quegli acuti assurdi da palle strizzate (sentitevi il lancinante urlo prolungato in Hell patrol!), che diventa però rispetto verso una coerenza stilistica da working class, figlia dei lavori di fatica che spezzavano le schiene in quel di Newcastle, e di composizioni schematiche ma ancora oggi solide, sostenute da refrain indelebili e un indemoniato lavoro di chitarra del fratello Mark.

Provare per credere.

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