giovedì 2 novembre 2017

Flogging Molly, Life is good


I Flogging Molly non sono mai stati una band prolificissima: hanno sempre privilegiato l'attività live a quella di studio, ma, insomma, anche per i loro canoni, sei anni di distanza tra un album e l'altro non sono la prassi.
Tant'è. Con Speed of light del 2011 ci avevano lasciato con la sensazione agrodolce di una formazione che, forse per paura dell'invecchiamento e della perdita di terreno, aveva virato su un punk rock troppo derivativo, confinando il proprio sound solo a limitati episodi che, fortunatamente, erano riusciti a rassicurare sulla capacità dei Molly's di graffiare ancora.
Sei anni e centinaia di date all over the world dopo, il gruppo del roscio Dave King finalmente rilascia il successore di quel disco contraddittorio, spegnendo quasi completamente effetti e distorsioni chitarristiche e cercando di recuperare l'epicità della tradizione irlandese, basata molto su strumenti a corda e flauto, intrecciata al brand della casa, cioè la capacità di fare casino.
Il risultato è sicuramente apprezzabile, sebbene le composizioni soffrano di un'ispirazione altalenante, con l'effetto di avere una tracklist per metà più che soddisfacente e per l'altra di livello non eccelso.
Curiosamente, i pezzi migliori sono piazzati all'inizio e alla fine del lavoro, con un bel brano malinconico ad aprire il disco (There's nothing left, pt.1), l'immancabile, furioso, combat folk (The hand of John L. Sullivan) e un esotico mid-tempo impreziosito da una sezione fiati (Welcome to Adamstown), poi si tracheggia un po' (con l'eccezione della vivace ballata Life is good) e il livello torna ad alzarsi approssimandosi alla conclusione con il convincente trittico Crushed (Hostile nations), HopeThe bride wore black prima dell'elegante e leggero irish-country di Until we meet again.
Dopo le folgorazioni di Drunken lullabies (2002) e Float (2008) ancora luci e ombre per i Flogging Molly. Questa volta perlomeno, nel dubbio, la band ha azzeccato la scelta di rifugiarsi nella comfort zone della terra di smeraldo che l'ha musicalmente ispirata.

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