lunedì 12 giugno 2017

1993 (serie televisiva, sequel di 1992)

Prima ancora dei meriti (qualcuno dice dei demeriti) della serie, "1993" si fa apprezzare per l'intuizione di partenza. La volontà cioè di romanzare l'epoca che più di ogni altra ha caratterizzato dal punto di vista politico-culturale, quelle generazioni (inclusa la mia) che erano troppo giovani per vivere a pieno i rivoluzionari cambiamenti dei sessanta e le lotte, anche tragiche, dei settanta e che pertanto hanno, nella vicenda partorita dall'inchiesta mani pulite, il massimo intreccio tra la propria esistenza e la storia d'Italia.

Lo schema usato dagli sceneggiatori è quello consolidato dai principali romanzi di fantasia inseriti dentro i grandi fatti della storia (su due piedi mi sovvengono i nomi degli inarrivabili De Lillo ed Ellroy, ma anche i nostrani Genna e  Sarasso), i quali mettono sul set di eventi realmente accaduti characters/testimoni, che interagiscono con i personaggi reali, svelandone, insieme ai retroscena, lati umani e debolezze.
Ovviamente il taglio di (1992) 1993 è decisamente meno noir degli esempi letterari presi a riferimento (ma anche dello stile usato in passato da Oliver Stone), e nello sviluppo non mancano incertezze e momenti di fiacca, ma nonostante ciò l'evoluzione dei personaggi è tutto sommato ben strutturata e non inverosimile rispetto a quella che la nostra società ha compiuto nel dato periodo.
L'ambiguità e la totale assenza di scrupoli di Leonardo Notte (Stefano Accorsi), pubblicitario motore dell'entrata in politica di Berlusconi; l'ambizione sfrenata di Veronica Castello (Miriam Leone), aspirante soubrette televisiva, e le implosive contraddizioni, a fatica contenute dalla straripante fisicità, di Pietro Bosco (Guido Caprino), ex militare alla deriva che diventa parlamentare per la Lega, unite alle efficaci interpretazioni di Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi); Sergio Cusani (Stefano Dionisi); Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon) e Massimo D'Alema (Vinicio Marchioni) fotografano in maniera convincente i grandi cambiamenti del periodo e lo stato d'animo di un paese che chiudeva in maniera travagliata la sua prima repubblica. 
Certo, non manca qualche perplessità sul filtro usato per tratteggiare alcuni eventi e taluni personaggi, come ad esempio l'indulgenza usata per il Berlusconi privato (che ci viene mostrato sempre attraverso gli occhi di Notte/Accorsi) stride non poco con l'ambiguità del soggetto, ma, trattandosi di una trilogia, bisogna attenderne la conclusione per un giudizio definitivo.
Al netto di qualche pausa (ma non mancavano nemmeno nei celebratissimi Romanzo Criminale e Gomorra, per restare nell'ambito della stessa piattaforma televisiva) la struttura narrativa appare dotata di buona fluidità, ritmo e efficaci cliffhanger, come i due che concludono l'ultimo episodio della stagione. Altro elemento vincente del progetto è senza dubbio l'importante investimento sulla colonna sonora, che, assieme alle musiche più commerciali del periodo, si avvale, tra le altre, di Disarm degli Smashing Pumkins, Daughter dei Pearl Jam, Wild Wood di Paul Weller, Fade into you di Mazzy star e Mmm mmm mmm mmm dei Crash Test Dummies.
In assenza di intoppi (leggi cali di gradimento), la terza e ultima stagione (1994) coprirà il successo elettorale di Berlusconi e la sua rovinosa caduta, causata dalla forte instabilità sociale innestata dal suo governo di destra e dal tradimento di Bossi.


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