lunedì 21 marzo 2016

Resurrection Kings, self titled

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Cosa succede se mettete nello stesso studio di registrazione Vinny Appice (batteria, ex, tra gli altri di Black Sabbath/Heaven and hell e Dio), Craig Goldy (chitarra, ex Dio) Chast West e Sean McNabb (voce e basso, ex Lynch Mob)? Vi concedo un aiutino: non viene fuori un disco di musica elettronica.
I quattro dinosauri del classic hard rock tirano ovviamente fuori un album sapientemente orientato all'adult oriented rock che si dipana attraverso dieci episodi con il solo difetto di essere pubblicati nel 2016 e non nel 1986.
Ma a parte questo trascurabile dettaglio, già dallo sparo del via, rappresentato da Distant prayer, i nostalgici del genere avranno di che gioire grazie ad un'architettura sonora che è come una finta di Robben: tutti sanno che andrà quasi sempre dalla stessa parte (nel caso del calciatore del Bayern a sinistra), e ogni volta il gesto tecnico risulta comunque ubriacante.
Certo, per fare un paragone di luminari del genere ancora in pista, non siamo ai livelli d'eccellenza ad esempio dei Chickenfoot di Sammy Hagar, ma vi garantisco che queste arzille cariatidi sanno il fatto loro e lo dimostrano riversando dagli altoparlanti un sound coeso, pulito e massiccio, unito a composizioni non certo miracolose ma dannatamente efficaci come, oltre all'opener,  Who did you run, Had enough o la conclusiva What you take.

Never surrender.

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