giovedì 15 ottobre 2015

80 minuti di Black Sabbath, the dark years

Partendo dal presupposto che in momenti diversi, e impiegando un ampio orizzonte temporale, ho mandato a memoria tutta la produzione Black Sabbath inerente i periodi con Ozzy e R.J. Dio, a un certo punto ho realizzato che mi sarebbe piaciuto farmi un opinione anche sugli anni più oscuri e marginali della formazione, quelli in cui guidava il capriccioso estro del leader silenzioso Tony Iommi. Parliamo della discografia che va dal 1983 (Born again) al 1990 (Tyr) e, dopo un intermezzo con il ritorno di Dio dietro al microfono (Dehumanizer, 1992), dal 1994 al 1995, per un ampio frangente artistico in cui Iommi si è affidato a singer affermati, quali Ian Gillan per Born again, Glenn Hughes per Seventh star (che nasce come progetto solistico del chitarrista, per poi passare sotto lo storico monicker su richiesta dell'etichetta discografica) prima di trovare in Tony Martin un sodale più stabile con il quale realizzerà ben sei album. L'approfondimento di tutto questo materiale ha partorito la seguente playlist di quindici pezzi che si pone l'obiettivo di trarre il meglio da una manciata di opere non esattamente imprescindibili ma nemmeno (non sempre almeno) inadeguate a rappresentare lo storico brand.
 
1. Trashed
2. Zero the hero
3. Hot line
4. No stranger to love
5. Seventh star
6. The shining
7. Born to lose
8. Eternal idol
9. Headless cross
10. Devil and daughter
11. Feels good to me
12. The hand that cross the cradle
13. I witness
14. Can't get close enough
15. Rusty angels
 

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