lunedì 7 settembre 2015

Level 42, Live at The Apollo, London (2003)


Torno a scrivere dei Level 42, una di quelle band di gioventù che ciclicamente si ripropongono nei miei ascolti. A non annoiare mai è la formula musicale del tutto peculiare della formazione di Mark King, che miscela abilmente generi apparentemente distanti tra loro come jazz, pop, disco,fusion e funk. Nel tempo, l'inconfondibile basso "slappato" del leader Mark King e le tastiere, accompagnate dall'immancabile controcanto in falsetto, di Mark Lindup hanno creato un brand che ancora oggi resta un riconoscibilissimo marchio di fabbrica.
Nel corso degli anni i Level 42 hanno sempre dato grande spazio all'attività concertistica, immancabilmente fotografata su diversi live, a partire dall'imperdibile A physical presence del 1985, registrato un attimo primo del successo planetario che sarebbe arrivato grazie a World machine e Running in the family.
Live at The Apollo, London (2003), arriva, al contrario, in un momento storico in cui la band è tornata sostanzialmente nell'anonimato e, dopo qualche anno di sospensione, si è riformata per l'attività dal vivo.
Ma non c'è spazio per la malinconia, non sono dimessi i toni che escono da questo doppio CD che ci consegna un gruppo che non ha perso l'abitudine di accompagnare le sue hits con il repertorio meno commerciale e, soprattutto, a dilatare i pezzi oltre i consueti minutaggi da pop song.
Così, con l'esclusione della pessima Heaven in my hands posta in apertura, c'è di che celebrare la perizia tecnica e il mood creato dai cinque, grazie anche al recupero di pezzi come Love meeting love,  proveniente addirittura dalle prime incisioni del gruppo (The early tapes, appunto), che ci concede un delizioso bridge di stampo jazzistico. Suppergiù dello stesso periodo (proveniente dall'esordio ufficiale, self titled del 1981) la funky disco di Starchild in odore di Earth Wind and Fire, cantata per intero,e non potrebbe essere altrimenti, da Lindup.
Ma non si può parlare di festa senza i singoli che imposto la band e quindi, prima della canonica conclusione di Hot water, sfilano in ordine sparso Something about you, Lessons in love, Running in the family, Leaving me now e To be with you again a testimoniare che qualcuno, dagli anni ottanta, è riuscito ad uscirne vivo.

Nessun commento: