lunedì 15 settembre 2014

Orange is the new black, season 1 e 2

Piper Eressea Kerman nasce in una famiglia benestante di Boston con genitori e parenti avvocati, medici ed insegnanti. A 24 anni inizia una relazione sentimentale con una trafficante di droga durante la quale si presta  a trasportare e "lavare" soldi sporchi. Diversi anni dopo, a relazione sentimentale e attività criminale interrotta, è scoperta dall'F.B.I. ma, in relazione all'occasionalità delle sue attività illegali, del suo rango, della sua fedina penale pulita e della piena confessione resa, viene condannata a soli quindici mesi di reclusione in un carcere di minima sicurezza. Questa esperienza la porterà a scrivere un libro di memorie che la rete web netflix ha portato in tv attraverso una serie già dipanata in due stagioni.

La season one è quella più riuscita e conforme alla storia originale. Con un tono che va dal leggero al drammatico (riassunto bene dal termine anglosassone dramady: drama/comedy) assistiamo agli ultimi momenti di Piper Chapman (Taylor Schilling) con il fidanzato Larry (Jason Biggs) prima dell'ingresso nel carcere femminile di Litchfield. La narrazione fa perno sulla situazione della protagonista, una viziata w.a.s.p., tra disavventure e flashback, ma trova ulteriori elementi di forza nelle storie delle altre detenute, quasi tutte appartenenti a classi sociali più povere (molte nere e ispaniche, qualche bifolca del sud), nel personale della prigione e nella sagoma iperbolizzata della donna in carriera rappresentata dalla direttrice Figueroa. Linguaggio e dialoghi sono estremamente espliciti così come alcune scene, al livello di lesbo soft porno. Il divertimento è comunque assicurato da battute micidiali e situazioni paradossali, anche se, verso la fine della stagione, a prevalere è il tono più drammatico del progetto, fino all'apoteosi del cliffhanger della final season.

La seconda stagione si allontana dal soggetto originale e si vede. Innanzitutto la narrazione è molto meno piper-centrica, poi alcuni sviluppi risultano poco credibili (come la tresca tra Larry e Polly, migliore amica di Piper) ed infine il personaggio di Alex (la conturbante Laura Prepon) esce dalla storyline principale. Subentrano invece la scaltra e manipolatrice Vee e l'ingenua giappo-scozzese Soso. Gli highlights della stagione si registrano a mio avviso con alcuni flashback dedicati alla vita precedente alla detenzione di alcune inmates. In particolare vengono finalmente svelate le storie della Morello e del suo "promesso sposo" Christopher e di Mrs Rosa, alla quale è dedicata un'uscita di scena (?) spettacolare. Una vera e propria metamorfosi è quella che spetta invece all'ufficiale amministrativo Joe Caputo, che scopriamo bassista di una band, e che si prende una bella (effimera?) rivincita su quella stronza della Figueroa. 

Orange is the new black si è indubbiamente ritagliato il suo spazio nella fitta concorrenza dei serial americani, tutto sta a capire se la terza stagione (già confermata) tornerà ai fasti della prima o s'incaglierà come, a tratti ha fatto la seconda, in alcune secche di sceneggiatura. 


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