mercoledì 14 novembre 2012

LIFE ON MARS, SEASON 1 & 2



Vintage su vintage. Ecco l'effetto che fa Life on Mars (by BBC). L'aspetto principalmente retrò è quello legato all'ambientazione del serial: Manchester, 1973, ricreata con pochissimi effetti speciali e tanti scorci suburbani rimasti come erano quarant'anni fa (in effetti l'impressione è che, gira e rigira, la strada e i vicolI nei quali si svolgono le azioni siano sempre gli stessi). L'altro elemento old style è invece dato dal tipo di produzione, perfettamente distinguibile da quelle americane e più legato a tempi e modi della tv europea, un pò retrò, appunto. Sarebbe curioso in questo senso guardare anche la versione USA di questo titolo per fare i distinguo del caso (e perchè no, anche per la presenza di Harvey Keitel).

In estrema sintesi la trama di Life on Mars. Il protagonista Sam Tyler (John Simm, faccia che più inglese non si potrebbe), ispettore capo di polizia, a seguito di un grave incidente automobilistico si risveglia nel 1973, nel distretto di polizia di Manchester. O meglio, si trova contemporaneamente in coma, in un letto d'ospedale, nel tempo presente e vivo e vegeto in camicia a collo lungo e giacca di pelle quasi quarant'anni prima, a sopportare un capo (Gene Hunt, impersonato da Philip Gleinster) rozzo, sessista e violento, probabilmente persuaso che il termine  politically uncorrect sia  il nome di un qualche locale ambiguo della sua città. Il resto della squadra di poliziotti, tra bestioni ottusi, ingenui creduloni e la bellona di turno, è ben spalmato ma tutto sommato nella norma.

E così, tra battute di cattivo gusto, vessazioni ai sospettati e violazioni continue dei diritti civili dei cittadini, si instaura un canovaccio nel quale Hunt propone sistematicamente di risolvere i casi sfondando i muri e prendendo a calci nelle palle chiunque si metta sulla sua strada e Sam cerca di persuaderlo ad adottare metodi investigativi e comunicativi più moderni. Ben poco viene svelato, nel corso delle puntate, sulle ragioni di questa distorsione temporale, in effetti, a differenza di altre fiction che hanno ad oggetto i viaggi nel tempo, non c'è una guida superiore che spieghi a Tyler (e a noi) le regole del gioco e cosa fare per uscirne. Gli unici brevi contatti con il presente (oddio, il futuro...) che lo sfortunato ispettore riesce ad avere sono voci distorte provenienti da apparecchi quali tv e radio o interferenze elettromagnetiche.

La cosa in effetti passa in secondo piano, infatti, volendo semplificare al massimo la storia, per chiudere il cerchio sulla situazione di Tyler basterebbe guardare gli episodi 1x1 e 2x8, cioè il primo e l'ultimo dell'intera serie. E' vero che gli indizi disseminati nelle altre puntate costruiscono un ponte tra  Sam e i suoi affetti, ma in fin dei conti non contribuiscono molto a chiarire le idee. Il tutto si riduce dunque ad un telefilm poliziesco d'epoca, che tratta di classe operaia, hooligans, immigrazione irlandese e pakistana, insorgenza di droghe pesanti e altri temi dei primi settanta inglesi, con l'anomalia però di un protagonista che fa commenti e fornisce link con il presente come se fosse uno spettatore catapultato da questa a quella parte dello schermo.

Ciò non impedisce comunque alla produzione di essere gradevole, divertente e disseminata di freddure, battute e situazioni gustose (in un'operazione sotto copertura Sam decide di assumere il nome di Tony Blair e conferisce ad Hunt quello di Gordon Brown) miscelando bene azione, divertimento e dramma. 

Grande spazio, e non potrebbe essere altrimenti in considerazione della cultura anglosassone, alla musica, presente con un un numero che va, per episodio, da un minimo di tre ad un massimo di otto-nove estratti da brani più e meno celebri ( tra le altre: Life on Mars, Starman, Changes e Jean Genie di Bowie: Baba O'Riley degli Who;White room dei Cream; Wild horses degli Stones; Goodbye yellow brick road e Rocket man di Elton John; Whiskey in the jar dei Thin Lizzy; Virginia Plain dei Roxy Music). Roba che a livello di investimento se lo possono permettere solo loro.

P.S. Il serial ha avuto uno spin-off di tre stagioni (Ashes to ashes) e, come già detto, un remake statunitense (stagione unica, sedici episodi).

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io adoro questo telefilm. E' l'unico che mi abbia interessato negli ultimi 20 anni, a parte Boris. Gli americani avranno sicuramente snaturato l'idea iniziale, troppo British per loro...

monty ha detto...

Beh, è anche
l'unico, insieme a Boris, che hai
seguito per più di un episodio, negli ultimi 20 anni...
:D

Anonimo ha detto...

Mica vero, solo che Sex and The City, Desperate Housewives e i Soprano dopo un pò mi annoiano...