giovedì 27 agosto 2020

Watchmen (serie tv, 2019)

Watchmen: un easter egg nel teaser poster ha anticipato il finale ...

Trent'anni dopo gli eventi che hanno visto coinvolto il team di super-eroi chiamati Watchmen la storia dell'America (e del mondo intero) ha preso una piega ovviamente diversa da quella che conosciamo nella realtà.
A partire dalla geografia politica, completamente stravolta, perchè, ad esempio, gli USA, ora alleati con l'URSS, e vittoriosi in Viet-Nam grazie all'intervento del Dr Manhattan (che tutti sanno essersi auto esiliato su Marte) si sono annessi il Paese asiatico. Sul piano interno, il presidente è Robert Redford e gli stati del sud (tanto per cambiare) sono attraversati da profonde tensioni razziali (che hanno radici antiche e che fanno da drammatico prologo al pilota con un massacro di neri avvenuto all'inizio del secolo) incarnate soprattutto dal Settimo Cavalleria, versione moderna del KKK, che in molti sospettano di godere di alte protezioni politiche.
A Tulsa, Oklahoma, gli agenti di polizia sotto il comando di Judd Crawford (Don Johnson) nascondono la loro identità con delle maschere gialle a causa di un altro evento tragico del recente passato che ha visto il Settimo Cavalleria attaccare i poliziotti nelle loro abitazioni, massacrandoli. Esistono ancora esseri con abilità superiori alla norma. Una di essi è Angela Abar (interpretata da Regina King), che cela due identità segrete, quella di poliziotta e di super eroina, Sister Night.
E i protagonisti superstiti degli anni ottanta? Detto del mistero attorno al Dr Manhattan, ci viene mostrato il destino di Ozymandias (Jeremy Irons) e di Laurie Blake (Jean Smart), vedova de The Comedian ed ex Silk Spectre, oggi agente dell'F.B.I. specializzata proprio nella caccia ai vigilantes mascherati.

Serie mostruosamente bella, che riconcilia con le produzioni televisive, Watchmen in un colpo solo, grazie ad un magistrale screenplay di Damon Lindelof da insegnare nelle scuole di giovani autori,  riacquisisce l'originale, fortissima, identità politica e di denuncia sociale, propria dell'opera di Moore, e completamente omessa nel film/videoclip di Snyder.
Un connubio vitale, quello tra i personaggi di Moore e la critica sociale, manifestato attraverso un futuro distopico ma dannatamente credibile ed illustrata magnificamente per mezzo di una perfetta sceneggiatura ad orologeria.
Straordinarie le prove attoriali, al netto di quelle dei protagonisti principali, Regina King (Angela Abar/Sister Night), Jean Smart (Laurie Blake), troviamo uno strepitoso Jeremy Irons (l'anziano Adrian Viedt, il miliardario/super eroe Ozymandias responsabile dell'apocalisse che pose fine alla guerra fredda, ma al prezzo di milioni di vite), che nel suo ruolo maramaldeggia letteralmente, per passare a Don Johnson, che, come già scritto, in questa fase della sua carriera si è ritagliato piccole ma memorabili parti. Accompagna congruamente le immagini sullo schermo la colonna sonora del duo Trent Reznor/Atticus Ross, assecondando l'angoscia della narrazione con ritmiche ossessive.

Su queste pagine in passato mi è probabilmente sfuggita un'affermazione sul sorpasso qualitativo  delle serie tv sul cinema. Si tratta ovviamente di una sciocchezza se asserita in senso assoluto. Tuttavia davanti a produzioni superlative come questa e a certo cinema d'azione o superoistico divenuto ormai loffio e scontato davvero non c'è partita.

Imperdibile.

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