lunedì 13 agosto 2012

Jimmy Cliff, Rebirth


UME (2012)

Assecondando un trend che di recente si sta affermando, si pensi a Dan Auerbach (The Black Keys) con Dr John e Damon Albarn (Blur, Gorillaz) con Bobby Womack, c'è Tim Amstrong dei Rancid dietro il progetto che ha riportato in studio l'icona Jimmy Cliff.
Artista che viene considerato l'ultimo grande del reggae, ma che ha lasciato la sua impronta anche su generi come il soul (si pensi anche solamente alla splendida Many rivers to cross) e blaxpotation (il soundtrack di The harder they come è un riferimento primario di quel movimento), Jimmy (classe 1948) mancava dal mercato discografico da ben otto anni.

Vista la matrice della produzione (i Rancid sono un gruppo punk che si ispira chiaramente ai Clash e che dunque flirta in maniera consistente con i ritmi della Jamaica) a dominare sono il reggae con qualche spruzzata di ragamuffin e ska. Se il genere non provoca allergia (io a piccole dosi lo apprezzo), il disco risulta sicuramente piacevole, considerato anche che i testi sono, come si usava dire una volta, socialmente impegnati. Da segnalare il singolo One more,e poi World upside down, Children's bread, Ship is sailing. L'anima soul di Cliff viene emerge unicamente per Outsider, brano in stile Sam Cooke. Immancabile direi il tributo ai Clash con Guns of Brixton e alla band di Amstrong con Ruby Soho.

Un gradito ritorno.

7/10

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