venerdì 31 ottobre 2008
Deja vu
giovedì 30 ottobre 2008
The rat pack

Spesso ci prendiamo, per la puttana, chi ha davvero bisogno di leggere l’ennesimo libro della Kinsella, di Wilbur Smith, di Grisham o di Manfredi?
Altre volte invece questo atteggiamento rischia di farci perdere delle letture interessanti e originali.
E’ il caso di Firmino, di Sam Savage (debuttante alla soglia dei settant’anni)che rientra a mio avviso nella seconda casistica. E’ un caso editoriale perché, pubblicato quasi anonimamente per un editore no profit e in pochissime copie, grazie al passaparola, seguito ovviamente da una massiccia strategia commerciale delle varie case editrici (in Italia Einaudi) che hanno nasato l'affare, ha trovato un vastissimo pubblico che ha amato il racconto.
La storia, nonostante veda protagonista un topo, e questo faccia immaginare una serie di situazioni divertenti, sulla falsariga dei vari sorci da cartoon come Jerry , Micky Mouse, Speedy Gonzales & co., che ci hanno allietato (?) l’infanzia, è invece perlopiù malinconica e nostalgica. Potrebbe essere una metafora di una persone che ha passato la vita ad osservare l’esistenza degli altri, senza mai trovare il coraggio di cambiare la propria, coltivando in solitudine sogni ed aspettative attraverso la lettura incessante dei capolavori letterari di ogni tempo .
Ma potrebbe anche solo essere quello che è: la storia di un ratto che diversamente dai suoi fratelli, rifuta un'esistenza già scritta, resta dove è nato, cioè in un grande negozio di libri, impara a leggere e cerca di elevare la sua condizione, sapendo che si tratta di un’impresa disperata.
Il libro di Sam Savage, al netto delle accuse di plagio per presunte analogie con un libro italiano del 2000 ( La bibliotecaria di Claudio Ciccarone), è una lettura particolare, non popolare nel senso più commerciale del termine, a tratti infatti la narrazione appare addirittura accademica, andando a trattare in alcuni casi libri sconosciuti mai tradotti in italia.
Firmino è anche struggente nostalgia del passato, dell’innocenza perduta, dei luoghi idealizzati della giovinezza, letteralmente spazzati via dall’avanzata inarrestabile del progresso.
Una lettura non imprescindibile ma dotata di un certo stile e fascino.
martedì 28 ottobre 2008
Vote for change

Spero che le analogie con i Kennedy si fermino a questo.
lunedì 27 ottobre 2008
I migliori della vita, 3

Il consiglio, come sempre,e sapendo che non stiamo parlando di fuoriclasse definitivi ma di grandi gregari, è quello di dargli una chance, anche se postuma.
venerdì 24 ottobre 2008
Il welfare della destra
Nell’Italia di oggi un maestro come quello, magnifico, sarebbe processato.(...)
E’ curioso che su 8 miliardi di tagli imposte alle elementari, con 130mila esuberi fra docenti e precari, non un euro o un posto riguardino l’insegnamento della religione, dal costo di un miliardo l’anno, con un esercito di 24mila insegnanti di ruolo scelti una volta dai vescovi e assunti per la vita dallo Stato. Eppure, guardacaso, nessun Brunetta si scandalizza. (…)
Gatto & Volpe
LA CRISI FINANZIARIA E I SOGNI SCONFITTI
di MICHELE SERRA
giovedì 23 ottobre 2008
Post inutile
«Carceri disumane. E fuorilegge»
Non che ce ne fosse bisogno, ma questi sopralluoghi dimostrano come l'approccio al problema "indulto" fosse strumentale. Quel provvedimento doveva essere un'iniziativa-ponte, che doveva concedere del tempo per allestire un progetto di riforma carceraria. Nuove regole, rispetto dei diritti dei detenuti, nuove strutture. Niente di tutto questo è mai stato fatto, siamo punto a capo. Non è una priorità per questo governo. In tutta onestà non lo è stato nemmeno per quello precedente e per quelli prima.
MFT, ottobre 2008
ALBUM
Girl Talk - Feed the animals
Hank III -Damn right, rebel proud
Hayes Carll - Trouble in mind
AC/DC - Black ice
John Mellencamp - Life, death, love and freedom
Kings of leon - Only by the night
Bruce Willis - Classics
Black stone cherry - Folklore & superstition
Metallica - Death magnetic
Marvin Gaye - Let's get it on
Lynyrd Skynyrd - One more from the road
The Boxmasters - omonimo
The gaslight anthem - The '59 sound

(METAL) TRACKS
1. world of domination - fatal smile
2. the time to kill is now - cannibal corpse
3. love is live - joe lynn turner
4. nothing else remain - poisonblack
5. kirisute gomen - trivium
6. piccolo uccello bianco - strana officina
7. please come - black stone cherry
8. gilded cunt - cradle of filth
9. the perfect crime - metal church
10. lepers among us - dimmu borgir
11. fuck off and die - backyard babies
12. psychosocial - slipknot
13. c-lebrity - queen + paul rodgers
14. autostrada dei sogni - strana officina
LETTURE
Joe R. Lansdale - Maneggiare con cura
Sam Savage - Firmino
VISIONI
The Shield, season 6
mercoledì 22 ottobre 2008
Stavolta il dito medio è francese

martedì 21 ottobre 2008
Vittorio

Vittorio Foa è stato anche una figura rilevante della storia politica e democratica di questo Paese: prima, da antifascista perseguitato e incarcerato, poi da dirigente del Cln e, ancora, da membro dell’Assemblea costituente dopo l’esperienza nel Sindacato, da dirigente politico nazionale e da parlamentare.
Con i suoi scritti e le sue riflessioni, Vittorio ci ha sempre accompagnati con un grande contributo di idee e di proposte e la rara capacità di guardare al futuro, leggendo la memoria del nostro passato: rappresentando, quindi, per tutti noi, un riferimento prezioso.
domenica 19 ottobre 2008
No Girl Talk, no party

Però, come dico sempre, se un disco è buono, dovrebbe travalicare i gusti.
Feed the animals, di Girl Talk (nome d’arte di Greg Gillis, americano, classe 1981), genietto della consolle specializzato nello mash up style remixes, che consiste sommariamente nel tagliare e cucire insieme decine di canzoni per crearne una nuova, è un compendio di citazioni e riferimenti che abbraccia quasi mezzo secolo di rock n' roll, pop, soul, rhythm n' blues, soul, dance, e rap.
In questo disco le citazioni, usate quasi sempre come basi per tirate rap, sono infinite, ognuna di loro, c’è da scommetterci, rigorosamente non autorizzate.
C’è un comun denominatore che a volte unisce i rocchettari convinti, quelli che vanno solo a Fender e Marshall, agli smanettoni del mixer e dei campionamenti: la passione sfrenata per la musica, tutta la musica.
Mi piace immaginare questo ragazzo,nella sua stanzetta stracolma di ellepì, a destreggiarsi tra riff dei Nirvana, rime di Ice Cube, ritornelli di M.I.A., lenti dei RHCP, fraseggi di chitarra dei Cure.
Impossibile riconoscere tutte i riferimenti contenuti in ogni singola traccia di questo lavoro, alcuni cut durano davvero solo il tempo di un sospiro, io ho individuato: Gimme some lovin’; We’re not gonna take it (i Twisted Sisters!!!); Nothin’ compares to you; Whiter shade of pale; The weight ; Land of 10.000 dances; Bohemian rapsody; C’mon on Eileen; You’ve got it (Roy Orbison!); Purple Haze; I can’t wait; Back to life, e, incredibilmente, durante la traccia nove (Hands in the air), un inconfondibile assolo di chitarra/cornamusa dei miei adorati Big Country!
Un album che trovo estremamente divertente, e forse proprio perché così lontano dai miei gusti abituali, si sta facendo strada a gomitate nella mia playlist di questo periodo. Penso possa piacere molto a Filippo, vista la sua abilità nel far girare i dischi. Comunque sia lui che tutti i Bravi Ragazzi curiosi sanno perfettamente dove possono trovarlo.
sabato 18 ottobre 2008
wall-e

Quelli della Pixar hanno tirato fuori un altro piccolo capolavoro d'animazione digitale: caldo, delicato, emozionante. Ormai questi lungometraggi di freddo hanno solo i vari nomi delle tecnologie sofisticate che adottano, perchè il risultato finale, da un punto di vista visivo, è stupefacente.
Jesus on tv
venerdì 17 ottobre 2008
Il decalogo del blogger devoto
1) Non anteporre il blog alla tua integrità
giovedì 16 ottobre 2008
Hayes Carll live in Casnigo


Hayes e Brad ringraziano e salutano il pubblico. Questa liturgia classica dei live, i saluti e il rientro sul palco per gli encore, nel minuscolo teatrino di Casnigo diventa un po’ ridicola, visto che dal palco i due scendono frontalmente, passano davanti agli spettatori raggiungono il fondo della sala. A questo punto l’organizzatore, che era lì ad attenderli, li rispedisce tosto a suonare. Tra i saluti e il loro ritorno sul palco non è passato nemmeno un minuto. I casnaghesi (?) adesso però sono caldi ed entusiasti, e questo vigore sembra arrivare ai due, belli gasati pure loro. Quando ringraziano e chiedono “Any request?” e capisco che è arrivato il mio momento: sono l’unico in sala che può soddisfare questo classico passaggio dello spettacolo, e butto lì - She left me for jesus!!! -. Questa canzone chiude l’ultimo disco, e racconta di un tizio che viene abbandonato dalla sua bella perché lei ha visto la luce, ha trovato Gesù. E' un gran bel pezzo, ironico e irriverente, in odore di blasfemia, oltre ad avere un ritmo trascinante. Ma l’aspetto migliore della questione è che in quella cattolicissima zona, due texani potessero cantare: "SHE LEFT ME FOR JESUS AND THAT JUST AINT FAIR/ SHE SAYS THAT HES PERFECT HOW COULD I COMPARE /SHE SAYS I SHOULD FIND HIM / AND ILL KNOW PEACE AT LAST / IF I EVER FIND JESUS IM KICKIN HIS ASS". Così è andata ed è stato meraviglioso essere l’unico a cantare questi versi, mentre il resto dei presenti, ignari, si spellava le mani.

mercoledì 15 ottobre 2008
Rock n' roll train
lunedì 13 ottobre 2008
Il compagno Batman
Rimessaggio annuale
sabato 11 ottobre 2008
Take a chance, while you still got the choice

Ma che ci volete fare, sono un sentimentale.
venerdì 10 ottobre 2008
Lentamente, una vite per volta
A rafforzare questa mia convinzione la nuova strategia della coalizione di governo. L'hanno capita che attaccare frontalmente i diritti acquisiti delle persone (pensioni nel 1994, l'art. 18 nel 2002) è controproducente, e pertanto hanno imparato ad agire con cautela, muovendosi nell'ombra, ma con la tenacia di un ladro che smonta una cassaforte vite per vite, bullone per bullone, sapendo di avere tutto il tempo di questo mondo.
Un esempio che pochissimi conoscono, ma che Confindustria ha subito chiesto - e ottenuto - dai berluscones, è la sopressione della regola sulle dimissioni introdotta dal precedente governo. Questa norma prevedeva che, per formalizzare una lettera di dimissioni non bastava più scrivere una lettera e firmarla, ma bisogna recarsi in un centro per il primo impiego (ex collocamento) e ritirare un modulo protocollato di cui restava copia agli atti, che era l'unico documento legalmente valido per lasciare l'azienda. Ora, questa iniziativa poteva sembrare una perdita di tempo per lavoratori normali che possono accedere a tutti i diritti contrattuali e di legge, in realtà era una manna per quelli stranieri, e in generale per tutti quelli privi di potere contrattuale, ai quali i padroni estorcevano dimissioni in bianco all'atto dell'assunzione, così da poterli licenziare senza obblighi di riassunzione o risarcimenti.
Poi toccherà alla sanità. Nel libro verde (una pubblicazione di indirizzo) sono previsti pesanti tagli alla sanità pubblica, e l'introduzione di forme di assicurazione private, non si sa ancora se integrative o obbligatorie. Precedentemente è stata cancellata una disposizione del governo Prodi che estendeva i livelli essenziali di assistenza ( i Lea) a nuovi servizi e categorie: dal dentista per gli indigenti alla fornitura di apparecchi per la mobilità, al parto indolore. Il decreto garantiva anche una maggiore assistenza ai malati cronici, a cominciare dall'Alzheimer; forniva gli apparecchi a chi non riesce più a parlare e a sentire; riconosceva 109 malattie rare, ampliava i servizi di protesi con l'introduzione di nuovi ausili informatici e rafforzava l'assistenza a domicilio ai malati terminali.
martedì 7 ottobre 2008
Corretto e poche storie (cit)
Il movimento nacque in risposta al rapido aumento di episodi di razzismo tra gli studenti; furono approntati ed imposti dei codici di condotta verbale (speech codes) con i quali si voleva scoraggiare l'uso di epiteti offensivi: il ripetuto mancato rispetto di questi codici veniva sanzionato con richiami ufficiali che avrebbero potuto influire negativamente sulla carriera accademica.
La premessa mi serve per dire che, nel tempo, il valore di questa definizione è stato fortemente ridimensionato, (sempre da wikipedia: il politically correct viene spesso accusato di essere una sorta di pensiero unico oltrechè una forma di ipocrisia, istituzionale, che si limita a cambiare la "forma", cioè le parole, senza intervenire sostanzialmente sul problema. Un modo per rimuovere le parole ma non (necessariamente) i problemi: chiamare afroamericani e diversamente abili gli ex negri e gli ex handicappati infatti è ben altra cosa dal rimuovere il razzismo e le barriere architettoniche.) fino a costituire un ostacolo nelle forme di espressione che raccontano la vita quotidiana.
Non so bene cosa pensare a riguardo, ma ricordo qualche film demenziale, tipo "Tutti pazzi per Mary", in cui si prendevano in giro dei disabili fisici e mentali con risultati esilaranti da parte di tutto il pubblico in sala, o altri casi in cui le vittimi della satira erano negri ignoranti e volgari che si nutrivano esclusivamente di pollo fritto, oppure omosessuali parodisticamente effemminati, oppure nani perfidi, e avanti di questo passo.
venerdì 3 ottobre 2008
Amarcord
When I'm lyin' in my bed at night
I don't wanna grow up
Nothin' ever seems to turn out right
I don't wanna grow up
How do you move in a world of fog
That's always changing things
Makes me wish that I could be a dog
When I see the price that you pay
I don't wanna grow up
I don't ever wanna be that way
I don't wanna grow up
Seems like folks turn into things
That they'd never want
The only thing to live for Is today
I'm gonna put a hole in my TV set
I don't wanna grow up
Open up the medicine chest
And I don't wanna grow up
I don't wnna have to shout it out
I don't want my hair to fall out
I don't wanna be filled with doubt
I don't wanna be a good boy scout
I don't wanna have to learn to count
I don't wanna have the biggest amount
I don't wanna grow up
Well when I see my parents fight
I don't wanna grow up
They all go out and drinking all night
And I don't wanna grow up
I'd rather stay here in my room
Nothin' out there but sad and gloom
I don't wanna live in a big old Tomb On Grand Street
When I see the 5 o'clock news
I don't wanna grow up
Comb their hair and shine their shoes
I don't wanna grow up
Stay around in my old hometown
I don't wanna put no money down
I don't wanna get me a big old loan
Work them fingers to the bone
I don't wanna float a broom
Fall in and get married then boom
How the hell did I get here so soon
I don't wanna grow up
mercoledì 1 ottobre 2008
Music profiler
Back in black
di CORRADO ZUNINO
L'outing di Christian Abbiati, portiere del Milan fascista nel privato e ora anche in pubblico, ha allargato praterie di potenziali rivelazioni nel mondo del calcio italiano, da sempre silenziosamente a destra. Quelle parole rimbalzate in tutta Europa - "del fascismo condivido ideali come la patria, i valori della religione cattolica e la capacità di assicurare l'ordine" - sono sottoscritte, oggi, da una crescente platea di calciatori e dirigenti italiani. La forza delle frasi rivelatrici di un portiere che è abituale frequentatore dei leader di Cuore nero, succursale dell'estremismo nero milanese e luogo di riferimento per gli ultrà dell'Inter, più che nell'indicare il solito revisionismo pret a' porter italiano che vuole un fascismo buono prima del '38 ("rifiuto le leggi razziali, l'alleanza con Hitler e l'ingresso in guerra", ha detto Abbiati) segnala come anche i calciatori, notoriamente pavidi nelle dichiarazioni, oggi comprendono che queste "verità" si possono finalmente dire: il vento del 2008 non le rende più pericolose per le loro carriere.
Sono diversi i campioni italiani che indossano numeri sinistri e sventolano effigi del Ventennio per poi giustificarsi: "Non lo sapevo". Il portiere Gianluigi Buffon, figlio di famiglia cattolica e impegnata, è stato sorpreso in quattro atti scabrosi. La maglia con il numero 88 che rimandava al funesto "Heil Hitler" segnalata dalla comunità ebraica romana, poi la canottiera vergata di suo pugno con il "Boia chi molla". Nel 2006, durante le feste al Circo Massimo per la vittoria del mondiale, si schierò - mani larghe su una balaustra - davanti allo striscione "Fieri di essere italiani", croce celtica in basso a destra. E i suoi tifosi, gli Arditi della Juventus, un mese fa a Bratislava gli hanno ritmato "Camerata Buffon" ottenendo dal portiere un naturale saluto. Quattro indizi, a questo punto, somigliano a una prova.
E' da annoverare tra i fascisti per caso il Fabio Cannavaro capitano della nazionale che a Madrid sventolò un tricolore con un fascio littorio al centro: "Non sono un nostalgico, ma non sono di sinistra", giura adesso. Nel 1997, però, pubblicizzò in radio le prime colonie estive Evita Peron, campi per adolescenti gestiti dalla destra radicale. Il suo procuratore, Gaetano Fedele, assicura: "Un calciatore può essere strumentalizzato inconsapevolmente". Nella capitale si sta consumando un pericoloso contagio tra la curva della Roma, egemonizzata dalla destra neofascista, e i giovani calciatori romani. Daniele De Rossi, capitan futuro destinato a sostituire Totti, è un simpatizzante di Forza Nuova. E l'altro romanista da nazionale, Alberto Aquilani, colleziona busti del duce - li regala uno zio - mostrando opinioni chiare sugli immigrati in Italia: "Sono solo un problema".
Molti portieri la pensano come Abbiati, poi. L'ex Stefano Tacconi fu coordinatore per la Lombardia del Nuovo Msi-Destra nazionale ed è stato condannato per aver usato tesserini contraffatti giratigli dal faccendiere nero Riccardo Sindoca. Matteo Sereni, figlio della destrissima scuola Lazio, oggi che è portiere del Torino continua a dormire con il busto di Mussolini sulla testiera del letto.
Il problema è che i calciatori navigano dentro un mare di ipocrisia che consente di tenere "Faccetta nera" nella suoneria del cellulare senza provare sensi di colpa. Questione di maestri. L'ex allenatore della Lazio Papadopulo non si è mai preoccupato delle svastiche in curva "perché in campo non vedo oltre la traversa". Spiega Gianluca Falsini, difensore oggi al Padova: "Giocatori di sinistra ce ne sono pochi e la nostalgia per il Ventennio ti viene per colpa dei politici contemporanei". Già. Nel campionato 2007-2008 in campo sono raddoppiati gli episodi di razzismo: sono stati sei. Mario Balotelli, stella emergente dell'Inter, italiano di origini ghanesi, così racconta l'ultima partita contro la Primavera dell'Ascoli: "Dall'inizio alla fine mi hanno detto: "Non esistono neri italiani". Era lo slogan dei fascisti, volevo uscire dal campo".