THE SWORD
Warp Riders
Kemado, 2010
Quello che chiedo ad un disco metal è di certo un sound feroce, riff come se piovesse, basso e batteria che ti rovesciano come un calzino, un cantato appropriato. Ma anche accessibilità, una certa ricerca della melodia, un senso compiuto, la potenza e il controllo insomma. E' per questo che fatico ad andare oltre una certa soglia di brutalità (i confini sono da tempo tracciati da Sepultura e Pantera).
Un'esaltante riassunto delle caratteristiche di cui sopra è concentrato dentro Warp Riders, terza prova dei texani (vastissima ed eterogenea la scena del lonestar state, lasciatemelo dire) The Sword. Un disco potente, epico (attenzione, non in senso epic-metal), che nasce già così classico che più classico non si può. A partire dalla sua concezione, visto che parliamo di un concept album, operazione d'altri tempi, quando l'impegno richiesto all'ascoltatore era qualcosa che era più vicino alla lettura che allo scorrere di un puntatore di mouse su una lista di files.
Dal punto di vista dei riferimenti musicali, è indubbio che il baricentro delle scosse telluriche provocate dalla band sia quello dei Black Sabbath di Osbourne, ma poi i palazzi vengono giù ad ondate successive che richiamano i magnitudo dei primi Iron Maiden (l'open track Acheronunleashing the orb e Night city) e dei migliori 'Tallica (Astrea's dream). Ma, aldilà delle coordinate di riferimento, la forza degli Sword è riuscire ad essere unici e originali pur reintepretando un canovaccio che è l'abecedario di quasi tutti i gruppi che iniziano a suonare metal.
Warp riders nasce masterpiece, un disco senza tempo e per questo sempre attuale, laddove invece il rischio di suonare convenzionale o di mestiere era elevatissimo. E a proposito di unicità, prendete la portentosa copertina (opera di Dan McPharlin), sembra più la cover di un'Urania o di libro di Asimov, al punto che persino i 10cmq del packaging del cd gli stanno stretti, l'unica resa soddisfacente per enfatizzarne la grandezza è quella del vinile. Tra l'altro anche il numero dei brani e la loro durata è nostalgico di quando si ragionava di side A e B: dieci tracce per meno di cinquanta minuti.
Un album perfetto, dannazione. Un classico. Ah, ma questo l'ho già detto.
5 commenti:
qui in giro ho visto il vinile, se vuoi te lo recupero ;)
Bella copertina, magari è di Thole, storico illustratore di Urania?
Il nome dell'autore è in fondo alla rece. :-)
Ah già...m'era sfuggito..Chissà come sono passati dalla fantascienza all'horror i metallari...
ACCIPICCHIA UN'ALTRA GAFFE! E' DEL 2010...OK, NON è GIORNATA...:(
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