Erano i tempi in cui Radio Milano International era una gran bella emittente, che mandava prevalentemente musica black americana con Massimo Oldani dietro al microfono ad affascinare e trasmettere ooottiiiiime vibrazioni.
Tra tutti gli artisti che godevano di alta rotazione, Alexander O'Neal aveva una posizione di significativo rispetto. Grazie soprattutto ad un album come Hearsay, che, trainato da singoli quali Criticize, Fake, (What can i say)To make you love me e Never knew love like this, fece il botto nelle classifiche di genere USA.
Il genere del caso è ovviamente è il modern l'r&b che, come ebbi a dire scrivendo dei Boyz II Men, col tempo è diventato marginale nel panorama della musica black o si è imbastardito, contaminandosi con l'hip hop.
Al netto della nostalgia canaglia che mi attanaglia ascoltandolo, mi sembra di poter dire che si tratta oggetivamente di un buon disco: ispirato, ottimamente prodotto e interpretato. E' un festa che, pur risultando oggi un pò kistch e fuori moda, riesce comunque ad essere divertente. Peraltro, proprio le chiacchere e i rumori di sottofondo tipici di un party sono usate da O'Neal come skit nelle pause tra una traccia e l'altra dell'album.
Nessun commento:
Posta un commento