Fino ad oggi non sapevo molto della boxe. Gli unici ricordi che avevo sono legati ad un periodo, più di vent'anni fa, quando aspettavo l'ora dei porno sulle tv locali guardando gli incontri commentati da Rino Tommasi sul cinque, per cercare di restar sveglio.
Questo per dire che ho approcciato la lettura di questa selezione di racconti di F.X. Toole (ex attore, lustrascarpe, tassista, barista, torero e boxer californiano) con gli occhi ingenui di un bambino.
E proprio come un bambino la narrazione mi ha preso per mano e mi ha condotto in posti meravigliosi e terribili. Palestre scalcagnate dove convivono personaggi tra i più disparati. Veri atleti che si giocano duramente la loro chance di lasciarsi alle spalle tanta merda, allenatori o "cucitagli" (quelli che chiudono le ferite dei pugili durante i combattimenti) che magari la loro chance l'hanno già avuta, drogati in cerca di qualche spicciolo, manager senza scrupoli, mogli, puttane, ragazzini, veri appassionati . Sullo sfondo, ma costante come il rumore dei guantoni sul sacco, la violenza.
Una tensione spesso, ma non necessariamente, razziale che accompagna costantemente le vicende di tutti i protagonisti delle storie di Toole. Una tensione che a volte si scioglie in una risata per una battuta fatta al momento giusto, ed altre invece monta fino a deflagrare in maniera brutale.
E tu sei lì, proprio in mezzo. Tra la puzza di sudore, le imprecazioni, gli abbracci, le bestemmie, le pistole infilate nella cintola, crack , cocaina e serramanici che scattano.
Perchè leggere i racconti di Toole è come guardare i quartieri degradati della citta degli angeli attraverso il finestrino di una Buick scassata che procede a bassissima velocità mentre il rap o la musica messicana esplodono dalle casse.
Toole si è appassionato alla boxe in età avanzata, a quarant'anni. Ma da quel momento in poi non l'ha più lasciata e, come recita la sua biografia, in questo mondo ha fatto di tutto, dal pugile, all'allenatore al secondo a bordo ring.
Poi ha cominciato a raccontarla, per la verità inizialmente un pò ignorato, fino al grandissimo successo cinematografico di Million dollar baby , arrivato però postumo, visto che lo scrittore è venuto a mancare nel 2002.
Il racconto che ha ispirato Eastwood al punto di farci un film è lungo circa quaranta pagine, leggendolo si apprezza ancor più il lavoro del regista americano, che ha saputo ampliare un soggetto breve, seppur intensissimo, senza perdere il significato della storia e l'emozione che si prova leggendola.
Ma è la raccolta nella sua interezza che meriterebbe di essere apprezzata dal grande pubblico. Nel suo stile asciutto ed efficace (si capisce perchè piace tanto a James Ellroy!) Toole racconta di chi ce la fa (L'ebreo nero), di chi prova sempre a fotterti (Un'aria da scimmia), di chi se l'è giocata, ma non è bastato (Combattere a Philly), di chi è fuori posto ( Acqua ghiacciata) e con il racconto finale, Lo sfidante (che sarebbe un altro screenplay fatto e finito), di come, a volte, la tua realtà ti prenda per la caviglia e ti trascini giù con se, proprio quando pensavi di essertela lasciata alle spalle.
Metafore di vita, certo. Beh, da tempo non leggevo un libro che fa di uno sport una metafora dell'esistenza così coinvolgente e straziante che ti viene da piangere e cominciare a lottare allo stesso tempo.
P.S. Il titolo del post è quello in originale di una selezioni di racconti dell'autore.
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