domenica 28 febbraio 2010

Thief in the temple


Pensavo di essere rimasto vittima di un salto nel tempo o di una specie di allucinazione...uditiva, ma invece no, Radio Capital l'altra mattina ha davvero dato l'esclusiva del nuovo album di Jimi Hendrix.

Giusto quarant'anni dopo la sua morte la famiglia trova ancora da grattare il fondo del barile, pazzesco. Ancora più incredibile che tutto l'ambaradam mediatico pompi questa release come se fosse davvero qualcosa di imprescindibile.

Jimi in vita è riuscito a registrare solo tre dischi in studio, che hanno progressivamente rivelato il suo genio , in sostanza, più ha avuto il controllo in sala di incisione e più è emersa la sua diversità musicale rispetto a qualunque altra cosa vista prima.

Queste pubblicazioni postume vanno invece a pescare nel canovaccio più noto e apprezzato dell'artista di Seattle, quello cioè più blues oriented, anche se lui se ne era ormai allontanato. Mi viene in mente Miles Davis (a proposito, i due non hanno jammato insieme solo per uno sfortunato malinteso) al quale nei primi anni chiedevano sempre di suonare del bebop, mentre lui lo considerava un genere ormai morto e sepolto, tant'è che in un quarto di secolo le sue sperimentazioni sono esplose in tutte le direzioni, come mille riflessi di un diamante colpito dalla luce della creatività divina.

Già. E invece il giorno 8 marzo 2010 esce Valleys of Neptune, il nuovo disco di Jimi Hendrix, le cui tracce sono registrate a cavallo tra l'uscita di Electric Ladyland (1968) e il 1970. Contiene dodici versioni inedite di brani più o meno noti, con due cover (Sunshine of your love dei Cream e Bleeding heart di Elmore James).

Sarei ipocrita se dicessi che non lo ascolterò, ma certo conciliare l'amore che nutro per il più epocale chitarrista di tutti i tempi con l'immagine della famiglia che si dà di gomito e si frega le mani davanti al suo lascito mi viene difficile.

venerdì 26 febbraio 2010

The rebel strikes back

Rebel Within, has been given a release date of May 25, 2010.



- Track List -
Getting' Drunk and Fallin' Down / Rebel Within / Lookin' For A Mountain
Gone But Not Forgotten / Drinkin' Ain't Hard To Do / Moonshiner's Life
#5 / Karmageddon / Lost In Oklahoma / Tore Up and Loud
Drinkin' Over Mama

giovedì 25 febbraio 2010

An old bottle of smoke

Prendo spunto da un iniziativa sviluppata da Ale sul suo blog.
Recupero e posto cioè vecchie recensioni (nel mio caso solo di concerti, nel suo anche di film) raccolte negli anni nel mio archivio cartaceo.
Nota didascalica: mi è sembrato opportuno non apportare correzioni e lasciarle tutte così come le avevo scritte all'epoca.

Ben Harper and the Innocent Criminals, Idropark, Idroscalo (MI), 23 / 07 / 01


Sul palco vuoto che attende i musicisti, posta in posizione centrale e rialzata, fa bella mostra di se una sedia, che, avvolta in una coperta tribale, somiglia molto ad un trono. Un trono che attende impaziente il suo re.
Con qualche minuto di ritardo rispetto all'orario previsto,l'attesa finisce. Ben Harper and the Innocent Criminals prendono posizione sul palco. L'attacco è emozionante, Pressure che si fonde in Get up Stand up di Marley, e pensando al testo (You can fool one people sometimes / but you can't fool all the people all the time) a più di uno spettatore viene in mente un riferimento ai fatti del G8 di Genova.

Harper resta sempre seduto, cambia spesso chitarre, a volte più che suonare, sembra che "scratchi" come un DJ; lascia spesso i riflettori ai suoi musicisti (il bassisita Juan Nelson sugli scudi).

Molti dei brani del repertorio della band dal vivo si dilatano, trasformandosi in lunghe jam lisergiche, l'improvvisazione va spesso a braccetto con il jazz, il ragazzo e la sua band dimostrano di avere stile, passione e competenza da vendere.

Anche le cover proposte spaziano quasi a 360°, si passa dal già citato Bob marley a Voodoo Chile di Hendrix a Whole lotta love dei Led Zeppelin. Tra gli altri, i pezzi più convincenti mi sono parsi Woman in you, Alone, Steal my kisses, Forgiven, Beloved one e Burn one down.

Una pecca forse la location, uno show così sarebbe stato perfetto in una struttura più raccolta e meno dispersiva di questo parco.

Spettatori 5-6000 (difficile essere precisi)
Voto: 7,5

lunedì 22 febbraio 2010

Untitled

Se volete provare il terrore vero, quello che ti scatena il panico, non ti fa ragionare, ti afferra la gola levandoti il respiro e ti riempe di disperazione, provate a perdere di vista vostro figlio nel caos di una piazza gremita.

E' quello che è successo a noi sabato scorso, mentre stavamo partecipando al festeggiamento del carnevale ambrosiano nel mio paese natale.
Un momento di distrazione e non abbiamo più visto Stefano.

Per alcuni interminabili minuti ( o secondi, è difficile capire quanto tempo sia passato) l'abbiamo cercato, prima con calma e poi con sempre più crescente ansia, mentre tutto intorno era un incubo Kubrickiano di gente in maschera che rideva e si divertiva, con la banda di paese che saturava l'aria suonando i suoi pezzi musicali .

Era come muoversi sottacqua, come vivere l'esperienza non in prima persona ma guardandola dall'alto.
Ci siamo divisi, abbiamo setacciato la piazza avanti e indietro, scostando la folla , ogni bambino in costume sembrava lui, ma poi guardandolo bene non lo era. Eravamo letteralmente paralizzati dalla disperazione.

Alla fine, proprio mentre avevo deciso di cercare qualcuno delle forze dell'ordine, l'ho avvistato, col viso preoccupato, ma tutto sommato tranquillo, componente aggiunto di una famiglia numerosa che l'aveva trovato e lo stava aiutando a recuperare i genitori.

Forse risulterò eccessivamente apprensivo, ma ci sono davvero poche cose nella vita che valgono per intensità una visone come quella, in quel determinato momento. E' stato come morire e rinascere in un secondo.

La mente è subito volata a quelle famiglie disgraziate che i figli non li hanno più visti per davvero, e al dolore lacerante che sono condannate a provare ogni giorno.

Lo so, sono stato un pò pesante. Portate pazienza.

Lost chronicles



Attenzione, riassunto commentato ai primi tre episodi della final season di Lost, astenersi spettatori ancora in attesa di vederli...


Ci siamo dunque. E' partita l'ultima stagione di Lost, con la promessa da parte degli autori di svelare ogni segreto disseminato lungo le cinque stagioni precedenti (e chi le ha viste tutte sa che sono un'infinità).

La quinta serie si era chiusa con un gruppo di naufraghi che, bloccati sull'isola nel 1977, faceva esplodere una bomba per disintegrare l'isola e cancellare gli eventi che trent'anni dopo avrebbero fatto precipitare l'aereo sul quale viaggiavano. Sembra folle, ma nel contesto dei salti in avanti ed indietro nel tempo dentro al quale si svolge il telefilm il tutto appariva di una logica stringente.

Il primo episodio della sesta stagione si apre dunque con Jack seduto al suo posto sul volo Oceanic 815, bastano pochi minuti per capire che nella sua vita l'isola non c'è mai stata. Ci sono anche gli altri protagonisti della storia a bordo, anche se non tutti (mancano Shannon, Michael,Walt) e c'è qualcuno che non dovrebbe esserci, Desmond. L'aereo incontra una turbolenza ma la supera, Jack riesce a salvare la vita al tossicomane Charlie, Kate è ammanettata all'agente dell'FBI. E' tutto com'era ma al tempo stesso c'è qualcosa di indefinito che non torna, come in un sogno sbagliato. Poi, proprio quando l'aereo sta superando indenne l'isola, la telecamera fa una zoomata all'esterno dell'abitacolo e si tuffa in acqua fino alle estreme profondità dell'oceano per mostrarci l'isola completamente inabissata.

Sembrerebbe che i nostri eroi del 1977 ce l'abbiano fatta a salvare loro stessi del 2004, giusto? Sbagliato, perchè subito dopo parte un flashback che potrebbe anche essere un flashforward e perchè no, un inedito flashside (è su questo che secondo me si svela la chiave di lettura della narrazione, ho una mia teoria in merito, ma la conservo per il prossimo post ), nel quale i nostri sono ancora sull'isola, nel luogo dove avevano gettato la bomba, ancora vivi, solo proiettati di nuovo nel futuro. Quella che sembrava l'esplosione dell'ordigno in realtà era stato solo un ennesimo salto in avanti nel tempo, anticipato dal classico bagliore bianco.

I passeggeri della Oceanic atterrano tranquillamente a LA, e una serie di circostanze li mettono in contatto tra loro, mentre i naufraghi arriavano al luogo conosciuto come il tempio per salvare Sayid in fin di vita.

Continua..

sabato 20 febbraio 2010

Anthem


Vuoi ammazzare la carriera di un giovane e promettente trombettista di jazz americano? Scrivi che ricorda Miles Davis. E' come quella major italiana che per lanciare Massimo Priviero ha tirato in ballo Bruce Springsteen. E se vi state chiedendo Massimo chiiii?!? capite benissimo quale sia stato l'esito dell'operazione di marketing.

Ma torniamo al trombettista, che è nato a New Orleans nel 1983 e che ha dato alle stampe da pochi giorni il suo nuovo disco, Yesterday you say tomorrow, ma che ha sorpreso tutti con l'album precedente, Anthem, del 2007 nel quale, avvalendosi anche di un combo più che affiatato, ha dato vita ad una miscela musicale molto trasversale, che magari può ricordare l'inarrivabile Miles nell'eclettismo e nelle tracce conclusive, The 9 e Like that.
Da segnalare anche due diverse versioni della title-track (Antediluvian adaption e Post diluvian adaption, fantastico funk che si avvale delle rime di Brother J dell'X-Clan) e Katrina's eyes, che insieme rinsaldano la memoria della tremenda sciagura che ha colpito la sua città natale.

Da tenere d'occhio con affetto, senza mettergli fretta.

venerdì 19 febbraio 2010

The pucchiacca buisness

Questo riepilogo non è disponibile. Fai clic qui per visualizzare il post.

giovedì 18 febbraio 2010

Filantropi


E' stata definita come la prima serie TV dell'era Obama. The Philantropist racconta le vicende del milionario americano Teddy Rist (James Purefoy), che a seguito della morte dell'unico figlio, decide di spendere la sua vita e le sue risorse per aiutare le persone che stanno peggio, nei luoghi più sfortunati del mondo. Nel cast anche Neve Campbell.
La serie è andata in onda sull'emittente USA Nbc dal giugno dello scorso anno e si è fermata ad otto episodi. E' diventata subito un'opera di culto, anche se a livello di ascolti, dopo una buona partenza, si è attestata su numeri giudicati dal network insoddisfacenti.

Politicamente, all'interno delle storie, non sono mancate pesanti critiche e nette prese di posizione contro le politiche estere degli Stati Uniti e lo sfruttamento in generale che i paesi più industrializzati fanno ai danni di quelli più arretrati e poveri. L'ultimo episodio, per dire, ha per teatro Haiti.

Mi dicono che l'intera stagione in originale è visibile su Hulu, non è dato invece sapere se la vedremo mai sugli schermi italiani.
Qui siamo ancora in piena era B.

mercoledì 17 febbraio 2010

MFT, febbraio 10

ALBUM



Christian Scott, Anthem
Foo Fighters, Greatest Hits
Nick Cave and the Bad Seeds, Abattoir blues/The Lyre of Orpheus
Elio e le Storie Tese, Gattini
Cò Sang, Vita Bona
Joe Pug, Messenger
Tom Petty and the Heartbreakers, Live Anthology, cd4
Eels, End Times
Rory Gallagher, Tattoo
Basia Bulat, Heart of my own
New Order, Power, corruption and lies
Il Teatro degli Orrori, Dell'Impero delle Tenebre




TRACKS



1.Deal with the devil, Winger
2.Been a long time, Black Crowes
3.When we were beautiful, Bon Jovi
4.Full Circle, Creed
5.Good Man, Heavy Trash
6.Foggy Mountain Breakdown,Flatts & Scruggs
7.Meglio se non lo sai, Ministri
8.Next time around, Mr Big
9.Pussy, Rammstein
10.Can't change yesterday, Revive
11.Soldier of love, Sade
12.Fearless, Taylor Swift
13. Four Letter Word, Gossip
14.Elephants, Them Crooked Vultures
15.Just in time, Tony Bennett
16.Per nessuno, Teatro degli Orrori
17. Waiting for the d train, Yoko Ono



VISIONI


Lost, sesta ed ultima stagione



martedì 16 febbraio 2010

Forget your trouble and dance!

Che poi alla fine la mia passione per Bob Marley è molto limitata alle sue prime cose, intrise di critica sociale e di denuncia, più che di divertimento e dub. Il trittico Catch a fire, Burnin' e Natty Dread, per intenderci, è il mio preferito.
Suona onesto, sincero, diretto, sanguigno, senza fronzoli.
Non ha niente a che vedere con il blues ma ha la sua medesima sofferenza, è distante dal soul ma ha la sua stessa profondità.
E se dovessi eleggere una canzone simbolo a rappresentare tutte le altre di questi dischi, beh, la scelta cadrebbe sicuramente su Them belly full, considerata forse traccia minore, mai inclusa nei greatest hits, ma che secondo me racchiude tanto, tutto: rabbia, gioia, disperazione, rivalsa e tutto quello che sta in mezzo.

lunedì 15 febbraio 2010

Changes


Ultimamente, dopo tanti anni di integralismo e di primato assoluto nell'ascolto degli album sulla radio della macchina, sto cambiando le mie abitudini in fatto di intrattenimento audio nel tragitto da e per il lavoro.
Col tempo alcune trasmissioni radiofoniche mi hanno fidelizzato, a discapito delle opere in cd/mp3, comunque sempre presenti in misura rilevante sulla Clio.

A seconda del traffico che trovo (e quindi del tempo di permanenza in strada) il programma della mattinata è il seguente: alle 8:00 radiogiornale o musica; dalle 8:30 l'imperdibile rassegna stampa "deviata" di Lateral (su radio Capital); se alle 9:00 non sono ancora arrivato, e a seconda dell'umore, mi sintonizzo su Radio Popolare per il dibattito sul tema del giorno o su radio DeeJay per la trasmissione di Volo.
L'instancabile recensore di dischi nuovi, noto anche come il Freddy Mercury della Rivoltana, per la sua abitudine ad interpretare le canzoni mentre le canta, si prende sempre più spesso una vacanza.

Non pensavo mi sarei mai uniformato a questa abitudine nazionale di ascoltare chiacchere su chiacchere (a volte del tutto demenziali e inutili) la mattina mentre si bestemmia bloccati nel traffico,ma tant'è.
Anche questo sarà un segnale del mio crescente conformismo .



venerdì 12 febbraio 2010

Web fishing

Segnalo AudioCast.it, sito italiano che (tra l'altro) raccoglie la lista di tutti podcast (ovviamente gratuiti) italiani, divisi per argomenti ( davvero tanti e vari) .
Io ci ho trovato cose molte appetibili: trasmissioni radiofoniche che non ascolto perchè in fasce orarie per me impossibili, audiolibri, monografie musicali...
Interessante.

giovedì 11 febbraio 2010

Breathless


Sono settimane ormai che Abattorir Blues/The Lyre of Orpheus, di Nick Cave and the Bad Seeds, è in altissima rotazione nella mia autoradio e nel mio lettore mp3.
Il disco è del 2004, ma fa parte di quelle produzioni, anche di artisti che stimi, alle quali non dai chance.
Nello specifico, all'epoca l'ho ignorato perchè venivo da un periodo denso di ascolti dell'australiano, particolarmente prolifico in quel frangente.
No more shall we part, a cui sono molto legato, era del 2001, Nocturama del 2003. Un'altra uscita così ravvicinata mi aveva un pò scoraggiato.
Che errore! Questo doppio contiene probabilmente la migliore musica prodotta da Cave e soci da molto tempo a quella parte: matura, ispirata, calda, sexy, spirituale, soooul.

Non è una delle mie solite recensioni, non citerò pertanto le singole canzoni per analizzarle, mi limito a dire che questi due ciddì mi hanno stregato, che ci sento dentro oltre a Cohen, Lou Reed e in qualche caso (Nature Boy) Bowie, ma che tutto appare come un suntuoso bignami, un puntoeacapo di 25 anni di orgogliosa carriera musicale da parte del King Ink e della sua meravigliosa cricca.

Chapeau.

martedì 9 febbraio 2010

They have a dream



L'arte imita la vita, che a sua volta imita l'arte. Anche se, per la verità, in questo caso non era difficile, visti gli innumerevoli precedenti storici.
Da una parte c'è il colossale successo di Avatar di Cameron, che racconta l'eroica lotta della popolazione aliena di un incontaminato pianeta chiamato Pandora, minacciato dagli interessi delle multinazionali per un minerale preziosissimo, e dall'altra c'è la realtà di Niyamgiri, territorio che esiste nella regione indiana di Orissa. Al posto dei Na'vi ci sono i Dongria, e in vece di futuristiche multinazionali c'è la Vedanta Resources che vuole estrarre non l'ipotetico unobtanium, ma la reale e richiestissima bauxite.

Fino ad oggi a nulla era valso lo sforzo profuso dai nativi, anche attraverso un sito internet, e l'impegno di organizzazioni umanitarie come Amnesty International, e allora, vista l'esposizione mediatica riservata al filmone di Cameron perchè non provare con Variety, la cosidetta bibbia del cinema USA? Detto fatto. I rappresentanti della regione in pericolo hanno scritto alla rivista tirando in ballo le similitudini tra la loro battaglia e la trama di Avatar.
Come risponderà Cameron non è ancora dato ancora sapere, ma registriamo un nuovo livello di coinvolgimento e di sensibilizzazione degli ultimi del mondo verso l'indiffernza dei più e l'arroganza dei più forti. Saprà la vita imitare l'arte anche nel lieto fine?


lunedì 8 febbraio 2010

E' la somma che fa il totale

E' solo per sfiga o per il fato avverso e comunista, che, giusto pochi giorni dopo l’annuncio (al solito) ad effetto di Berlusconi in merito ai risultati conseguiti nella lotta alle mafie da parte del suo governo, sono accaduti una serie di eventi che, insomma, qualche dubbio sulla reale consistenza dell'impegno del cav. l'hanno messo.

Il fatto che ha avuto l'impatto mediatico più forte, e che per ora ha costretto ad un imbarazzato dietrofront la coalizione di governo, è il disegno di legge del parlamentare ex AN Valentino, che prevedeva una modifica del codice penale in merito all'uso dei cosidetti pentiti, finalizzato sostanzialmente ad un loro quasi totale inutilizzo. Il tempismo della proposta, emersa tra una dichiarazione giurata di Spatuzza e una di Ciancimino jr, è senza dubbio un'altra casualità assoluta. Comunque. Gli effetti della legge sarebbero talmente devastanti che persino Angelino Alfano e Bobo Maroni sono stati costretti ad ammettere la loro contrarietà(anche se il ddl non è ancora stato ritirato), e finanche Napolitano avrebbe affermato sommessamente: - No dai ragazzi, questa non ce la faccio a firmarla... - .

Ma è probabilmente nel quotidiano che si vede l'impegno delle istituzioni nei confronti di chi, nel suo piccolo, in maniera coraggiosa e indipendente cerca di affermare il valore della legalità. E' il caso dell'associazione lombarda SOS Racket e Usura. Il suo presidente, Frediano Manzi, nonostante le ripetute minacce e gli atti intimidatori subiti, portava avanti da 13 anni diverse iniziative concrete a sostegno dell'imprenditoria e della cittadinanza, la più nota quella che ha portato all'arresto della cosidetta Signora Gabetti, responsabile di un associazione a delinquere che gestiva l'occupazione abusiva di case Aler. L'ultimo atto intimidatorio subito da Manzi è stato l'incendio di un furgone usato per la sua attività. - Non è stato questo a persuadermi a mollare - dice l'imprenditore - ma l'abbandono totale e l'indifferenza di tutte le istituzioni, locali e nazionali-. Si saranno distratti?

L'ultima segnalazione che volevo riportare è sicuramente la più triste e drammatica. Lea Garofalo, cittadina di Petilia Policastro, paese ad alta densità mafiosa, aveva deciso nel 2005, a seguito dell'uccisione del fratello pregiudicato, di fare da confidente agli inquirenti. La protezione della procura dura per lei solo un anno, dopo il quale la donna è di nuovo esposta a minacce e pericoli individuali. Lei protesta, chiede aiuto, ma niente. Pochi mesi fa resta vittima di un tentativo di rapimento. Finalmente arriva la sentenza del Consiglio di Stato che certifica la situazione di grave pericolo in cui versa Lea, sola, con una figlia adolescente. Ma ancora la burocrazia non muove i suoi ingranaggi. I sicari hanno di certo una struttura più agile ed efficiente. La donna sparisce infatti nel nulla, probabile vittima di lupara bianca. Pazienza. Magari tra dieci anni ci faranno una fiction con Beppe Fiorello e ci commuoveremo tutti davanti alla tv.

E' forse inopportuno usare una frase di Totò per titolare un post che tratta argomenti così seri. Ad ogni modo ce ne sarebbe anche un'altra, sempre del Principe, che sintetizza forse meglio il mio pensiero sull'impegno del governo contro la mafia: "Presidente...Ma mi faccia il piacere!"

Monty MC

Scommetto che morite dalla voglia di scoprire quali sono le 100 canzoni rap/hip hop più importanti di sempre.
Nooo? Vabbè, andate oltre allora.
Di seguito infatti posto l'apposita classifica di VH1 (passa come sempre su MTV):


Dalla 100esima alla 26esima posizione.


25 Fugees - "Killing Me Softly"
24 Eric B and Rakim - "Paid in Full"
23 Outkast - "B.O.B."
22 Naughty By Nature - "OPP"
21 Afrika Bambaataa & Soul Sonic Force- "Planet Rock"
20 Kanye West ft/ Jamie Foxx - "Gold Digger"
19 Ice T - "Colors"
18 50 Cent - "In Da Club"
17 Sir Mix-A-Lot - "Baby Got Back"
16 Missy Elliott - "Get Ur Freak On"
15 Eminem - "Stan"
14 Tupac - "I Get Around"
13 Wu-Tang Clan - "C.R.E.A.M."
12 L.L. Cool J - "I Can't Live Without My Radio"
11 Jay-Z - "Hard Knock Life"

10 Kurtis Blow - "The Breaks"
09 Salt-N-Pepa - "Push It"
08 Snoop Doggy Dogg - "Gin and Juice"
07 Notorious B.I.G. - "Juicy"
06 N.W.A. - "Straight Outta Compton"
05 Grandmaster Flash & the Furious Five - "The Message"
04 Run-DMC ft/ Aerosmith - "Walk This Way"

03 Dr. Dre - "Nuthin But A 'G' Thang"
02 Sugarhill Gang - "Rapper's Delight"
01 Public Enemy - "Fight The Power"

venerdì 5 febbraio 2010

Quick reminder

A forza di riempirsi la bocca con il termine riforme, che qualcuno ne abbia dimenticato il significato?

Dalla Treccani:

rifórma s. f. [der. di riformare]. – 1. Modificazione sostanziale, ma attuata con metodo non violento, di uno stato di cose, un’istituzione, un ordinamento, ecc., rispondente a varie necessità ma soprattutto a esigenze di rinnovamento e di adeguamento ai tempi, l’effetto, il risultato stesso di tale attività, cioè i cambiamenti che si sono operati, le modificazioni che si sono compiute: operare, introdurre una r., delle r.; r. sociali, economiche, politiche; riforme di struttura o strutturali, che incidono in profondità sulla situazione socio-economica, come la r. agraria o fondiaria (v. fondiario), la r. urbanistica, la r. scolastica, la r. sanitaria, la r. fiscale, ecc.; r. delle leggi, dei codici; r. della burocrazia; r. del calendario, come la r. giuliana e la r. gregoriana; r. dell’ortografia; r. dei costumi; una r. radicale, profonda o superficiale, parziale; r. graduali, progressive; l’età delle r., la seconda metà del Settecento, caratterizzata da una vasta e sistematica attività riformatrice di molti stati europei. Nella storia delle religioni, e in partic. in quella del cristianesimo, ogni movimento inteso a un profondo cambiamento religioso, morale, culturale e anche sociale e politico: la r. induistica del brahmanesimo; la r. degli ordini religiosi; la r. protestante (e assol., con iniziale maiuscola, la R., l’età della R., ecc.), il movimento che, nel sec. 16°, portò alla frattura, all’interno della cristianità, tra cattolici e riformati, cioè luterani, calvinisti, anglicani, ecc. 2. Usi e sign. specifici: a. Provvedimento con il quale viene riconosciuta la permanente inabilità al servizio militare, con conseguente invio in congedo assoluto; i militari vengono riformati in seguito a rassegna, mentre gli iscritti di leva, quando era in vigore il servizio militare obbligatorio, erano riformati dal consiglio di leva. Il termine è usato anche per un provvedimento analogo riguardante gli animali (muli, cavalli) che vengono allontanati dall’esercito perché riconosciuti inetti al servizio. b. In agraria, potatura di riforma, potatura energica operata per riportare a una forma normale la chioma di un albero deformata per eccessiva fruttificazione o per altre cause.

mercoledì 3 febbraio 2010

McZaia


Si fa interessante la polemica innescata dallo sdoganamento da parte del Ministro Zaia, con tanto di timbro del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e foto che potete qui ammirare, nei confronti del colosso dei fast food McDonald's.
Ne aveva accennato Titta in
questo post, domandandosi il perchè della bolla ministeriale su di una pubblicità dei panini.

Ciò che è successo è che, qualche giorno fa, il Ministro leghista Zaia sponsorizzava il nuovo panino di McDonald's, che sarebbe fatto solo ed esclusivamente con prodotti italiani, allo scopo di rilanciare carne e verdure nazionali e di creare quindi un beneficio ai contadini del nostro paese.
Matthew Fort, prestigioso critico gastronomico del quotidiano inglese Guardian, nonchè autore di libri sulla cucina italiana, si oppone (giustamente) in maniera decisa a questa iniziativa "istituzionale" dalle pagine del giornale della sinistra britannica(
qui ).

Zaia risponde con una lettera in perfetto Berlusconi's style in cui riesce a citare Stalin anche quando il merito è la tradizione culinaria italiana ( trovate la lettera
qui), facendoci davvero una figura barbina (se vi va leggete anche i commenti dei lettori inglesi) e sostanzialmente non rispondendo mai nel merito al critico del Guardian.

Cosa aggiungere? Più si va avanti nella tragicomica farsa di questo esecutivo, e meno si trovano le parole per commentare.
E adesso tutti da McDonald's a sostenere l'italianità degli hamburger.



lunedì 1 febbraio 2010

Hombre solo



Sembra incredibile, ma pare che qualcuno sia riuscito ad intrufolarsi nella riservatissima vita privata di Mark Oliver Everett e abbia scoperto che, mentre Hombre Lobo ( uscito qualche mese fa e quasi disco dell'anno per il sottoscritto), fosse stato composto nel momento migliore di una relazione amorosa, quest'ultimo End Times, pubblicato qualche giorno fa, ne racconti la sua fine.
Altri sostengono invece che il disco fosse pronto in contemporanea al suo predecessore, o addirittura prima, e che per ragioni contestualizzate all'umore del suo autore le uscite siano state invertite.

Comunque sia,resta il fatto incontestabile che End Times è un album completamente diverso da Hombre Lobo. Certo lo stile è immediatamente riconducibile a quello del barbuto nerd americano, ma per il resto, laddove c'era desiderio e passione, trovano adesso posto malinconia e solitudine, un canto sommesso, quasi controvoglia, prende il posto dell'ululato del lupo arrapato, persino l'artwork del disco, caldo e rassicurante il primo, freddo e malinconico questo, comunica immediatamente la variazione d'umore del suo autore.

L'album si apre con In the beginning, che potrebbe ricordare nel testo Wonderful tonight di Clapton, non fosse chiarissimo che, a differenza dell'enfasi romantica del pezzo di Slowhand, questo semplice ricordo del protagonista è un brandello di un passato rimpianto, probabilmente elaborato in solitudine davanti ad un bicchire di qualcosa di forte. Nello struggimento di quando "everything was beautiful and free / In the beginning".

Gone man inizia come un pezzo surf, uno di quelli che farebbe la gioia di Tarantino. Il ritmo è allegro e trascinante, le liriche invece tengono la linea: "She used to love me but it's / Over now / That was a good thing that's / Gone man, gone".
Per la serie: battere il piedino veloce mentre i pensieri rallentano e vagano astratti.

In my younger days è davvero bella e struggente. Riporta alle mente In my dreams, ma qui c'è più arrendevolezza, comincia a delinearsi la ineluttabilità della solitudine, che viene combattuta strenuamente, ma che appare inevitabile: "In my younger days / This still would've knocked me down / But I would've just bounced right back, you know /Now I'm a statistic / But I'm not fatalistic / I'm not yet resigned to fate / And I'm not gonna be ruled by hate /But it's strong / And it's filling up my days".

A seguire Mansion of Los Feliz, che ha l'effetto dei raggi di sole che filtrano pigramente attraverso le persiane dopo una notte tormentata.

Dura poco, perchè la splendida A line in the dirt, End times e lo spoken di Apple tree (tra Tom Waits e qualcosa di Steve Earle) ci riportano alla precisa cifra stilistica dell'opera.

Ci pensa la pentatonica veloce di Paradise blues a sollevare un pò spirito e umore del disco, sempre se così si può scrivere di una canzone che accompagna le gesta di un ipotetico terrorista kamikaze (innamorato?).

Nowadays è un altro acme dell'opera, un'armonica fa breccia tra i semplici accordi che accompagnano il cantato. Il pezzo è uno di quelli che rimangono, dall'altissima cantabilità, roba che se gli Eels fossero gli Oasis, Wembley per intero lo canterebbe con gli accendini accesi. "Trouublee is a frieend of miiinee...". Vabè, che ve lo dico affà?
Organo e chitarra elettrica ci svegliano dal dolce torpore della nenia appena ascoltata: è arrivato Unhinged, il pezzo più tirato della collezione. Diamine, ci voleva.

Dal lotto delle tracce finali mi piace rimarcare l'accorato appello di I need a mother (conoscendo un pò le drammatiche vicende familiari di Everett non nevìcessita ulteriori spiegazioni).

End times, pur avendo una produzione casalinga che a tratti appesantisce l'ascolto e una certa ripetività in alcune composizioni riesce a risultare magnetico, a catturare l'attenzione, a rapire le emozioni, pur essendo, in definitiva inferiore al suo recente predecessore.