A partire da Riot Act ogni disco dei Pearl Jam ha diviso sempre più fans e critica sul valore da attribuire all’opera. Backspacer è probabilmente l’apice di questo contraddittorio percorso. Liriche, musiche e stili sono semplificati come la band di Vedder mai aveva fatto in passato, e questo, comprensibilmente, ha allontanato dal combo molti seguaci della prima ora. A mio avviso il disco ha invece un bel tiro, e funziona sia nei pezzi veloci che in quelli acustici o nelle ballate full-band. C'è da dire che io non sono un die hard fan della band, e questo, forse, per una volta, aiuta.
L’impressione è che questo disco segni la fine della carriera artistica dei Gossip e spalanchi quella del percorso solista di Beth Ditto. Troppa è la distanza tra l’incredibile versatilità della voce della singer americana e i limiti tecnici dei suoi amici. La produzione di Rick Rubin estende come un elastico lo spettro sonoro della band , tira fuori il combo dalla nicchia indie in cui era , e lo lancia nella stratosfera delle charts mondiali (e negli spot dei telefonini del belpaese). Un disco gioiosamente commerciale, con tutte le note al posto giusto e con la Ditto a farla da padrona, pardon, da dominatrice.
Ci fosse un premio al coraggio lo meriterebbe senza dubbio alcuno Nutini Paolo da Paisley (Scozia). Reduce dall’ottimo esordio pop di These streets, l’italo-scozzese ha lasciato tutti di stucco abbandonando l’autostrada sicura di quelle sonorità commerciali e avventurandosi nello sterrato della musica più viscerale e onesta che ci sia. Sunny side up è come un enciclopedia sonora che spazia imprevedibilmente dallo ska, al classic soul, al folk, al rockabilly passando dalla ballata d’autore, con una naturalezza e una credibilità che è solo dei grandi. Aspettiamo la prova del nove del terzo album. Ma intanto, applausi!
2. Eels – Hombre lobo (qui la recensione)
Tutta l’arroganza e la disperazione, l’euforia e la solitudine tipica di un disco blues. Un opera d’una simmetria d’altri tempi, quelli dei vinili che duravano in media una quarantina di minuti, durante i quali i pezzi lenti si alternano in maniera implacabile a quelli tirati. Un album a suo modo semplice, quasi banale, che riesce tuttavia ad essere perfetto, anche se l’incontentabile mr. E ha già pronto il suo seguito, End Times, che sarà nei negozi tra pochi giorni, il 19 gennaio.
In realtà prima e seconda posizione sono praticamente ad ex aequo. Metto il numerino uno davanti al Teatro degli Orrori probabilmente per un po’ di sano patriottismo. Il che è paradossale, se si pensa che le liriche di Capovilla non fanno che distruggerlo questo nostro belpaese, o almeno le ipocrisie e le falsità che esso custodisce. Un album che quando deve picchiare, picchia duro davvero, ma che si apre con una nenia disperata e avvolgente. Che sa trastullarsi con l’elettronica e che ha un gusto per l’uso dell’italiano e per la ricerca della parola giusta da incastrare in un testo, che è merce piuttosto rara, di questi tempi. Un album che fa pensare e al tempo stesso ti spinge a furiosi headbangin’.
Disco del 2009 per Bottle of Smoke!
4 commenti:
Classifica bella, bella!! E son contento che, finalmente, qualcuno concorda con me: il econdo disco è più bello del primo!!!
Non sono d'accordo, il Teatro degli Orrori è grupppppo dell'anno! Bravo Monty! Finalmente una classifica che serve a qualcosa!:-)
Anche se devo ammettere che Hombre Lobo m'è piaciuto un sacco...:-)
Veramente io dicevo che il secondo disco del TDO è più bello del disco d'esordio...
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