In attesa di riuscire a vedere la trasposizione cinematografica (sarebbe forse più corretto chiamarla televisiva, visto che non è uscita in sala, ma su Netflix) dell'autobiografia The dirt, mi balocco con questa ennesima compilation dei Motley Crue, uscita in qualità di soundtrack, tralasciando ovviamente i brani storici e concentrandomi sui quattro inediti.
Non spreco nemmeno una riga per ricordare l'impegno siglato dai quattro debosciati con tanto di carte bollate di non fare più nulla assieme, saltato come un tappo di spumante a capodanno solo qualche anno dopo, piuttosto, molto sommessamente, rimarco un altro piccolo problema derivante dall'ascolto del disco: questi qua proprio non ne hanno più.
Dei tre brani originali (il quarto è una cover) si salva solo il primo, quel The dirt posto in apertura, che si avvale del featuring del rapper Machine Gun Kelly (che nel biopic interpreta Tommy Lee) a conferire un pò di aggressività ad un pattern altrimenti scontato.
Gli altri due, che seguono un songwriting (se così vogliamo chiamarlo) sempre autobiografico, non solo, ed è banale sottolinearlo, sfigurerebbero con qualunque brano (anche minore) del passato dei Crue, ma escono con le ossa rotte persino se paragonati alle ultime cose incise dalla band, le tutto sommato dignitose Sex e All the bad things must end, che accompagnavano il farewell tour del 2015.
Ma è la quarta traccia a confermare il vuoto cosmico d'ispirazione dei quattro debosciati, che hanno scelto di seguire la moda, già vecchia, di metallizzare brani pop. La vittima scelta è Like a virgin di Madonna, l'esito: pateticamente soporifero.
Quando si ha la spia del carburante in riserva fissa sparata sarebbe il caso di lasciare la gloriosa macchina chiusa in garage, o al museo dei reperti storici.
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