giovedì 30 luglio 2015

Body Count, Body Count (1992)

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Una delle molteplici ragioni in virtù delle quali vivo la mia dimensione di nostalgico musicale (tanto per non usare sempre il termine di dinosauro) felice come un maiale nel fango è che continuo a trovare dischi belli e importanti, usciti da un pezzo, sui quali non avevo ancora messo le orecchie.
E' il caso di Body Count, progetto (recentemente riesumato) del rapper Ice T, uscito nell'anno domini 1992, in pieno grunge e, in generale, in un periodo di grazia (l'ultimo?) per tutto il movimento rock.
Il disco viene banalmente inserito nel filone rap-metal, anche se in realtà ha una struttura più varia e aperta, che va dal crossover (si colgono evidenti richiami, ad esempio, ai Suicidal Tendencies) al rapcore, fino ad un approccio free di tipo jazzistico verso la struttura canzone.
Ovviamente il lavoro viene tutt'oggi ricordato quasi esclusivamente per la peculiarità delle liriche, esplicite e violentissime, soprattutto contro la LAPD, la polizia di Los Angeles. Il singolo della discordia Cop Killer ha, prevedibilmente, creato una montagna di grattacapi (e pubblicità) ai Body Count, ma è solo la punta dell'iceberg dei testi dell'album, che si apre con uno skit quanto mai esplicito (Ice T che spara ad un poliziotto) per proseguire sulla medesima linea, invadendo ogni campo da gioco: dal sociale, ai media, al sesso. Quest'ultimo argomento in particolare strappa più di un sorriso per le le dichiarazioni di strapotere black contenute negli intermezzi e in pezzi irresistibili come Evil dick o KKK Bitch.
Ma polemiche per i testi espliciti a parte, a mio avviso l'album è uno di quei lavori illuminati dalla migliore ispirazione, farcito com'è di anthem perentori e trascinanti, rispetto ai quali non puoi davvero evitare di assumere pose da gangsta o ripetere come un mantra i vari slogan/ritornelli (Body Count's in the house; Body Count; There's goes the neighborhood; Cop killer).
 
Un'ennesima tardiva scoperta che mi ha allietato l'oziare sotto l'ombrellone, spodestando, a ventitré anni di distanza dalla sua pubblicazione, molte nuove uscite immagazzinate nell'emmepitre. Come volevasi dimostrare.

domenica 26 luglio 2015

Greek chronicles

Prendere un pacchetto vacanza per Rodi in stra-last-minute come abbiamo fatto noi (in pratica venerdì con partenza sabato) ha indubbiamente il lato positivo di farti risparmiare qualche euro rispetto al prezzo pieno della proposta, ma di contro riduce a poche ore il tempo per la preparazione di bagagli e annessi, laddove normalmente (a noi) servono almeno due-tre giorni. Di conseguenza metti automaticamente in conto di dimenticare qualcosa. Fortunatamente non acqua e cibo a volontà per il criceto di famiglia Golia II, rimasto a presidiare la casa, i documenti di viaggio e d'identità e i  fondamentali (spazzolini, costumi e infradito), ma l'abbonamento per l'estero del telefonino,dannazione, quello sì. 
E' vero  quanto si dice per gli sventurati come me che col telefonino, tra mail, messaggi e chiamate, ci lavorano 24/7: trovarsi improvvisamente senza questa appendice tecnologica sviluppa una reazione analoga a quella che si verifica a  chi ha perso un arto e continua a sentire prurito in quella che era una sua parte del corpo. 
Lo so, è triste. Ma è la verità.
O almeno lo è stata per i primi due giorni. Poi diciamo che ho preso confidenza con la nuova condizione e mi sono goduto a tempo pieno relax, acqua e splendidi paesaggi della Grecia, riducendo ad un lontano ricordo la frenesia compulsiva delle mie giornate lavorative, al punto di prendere con me stesso un solenne impegno a ridurre i ritmi lavorativi e il tempo passato fuori di casa, una volta rientrato in Italia.
Peccato che, atterrato a Bergamo e riacceso il telefonino, il numero di mail di lavoro arretrate mi abbia dato il bentornato riportandomi brutalmente sulla terra...


giovedì 23 luglio 2015

MFT, luglio 2015

Anticipo di qualche giorno il consueto riepilogo sulle preferenze del mese, concentrandomi sul solo aspetto musicale in funzione dei dischi (liquidi) che mi sono portato in vacanza. Come tutti gli anni, oltre alle valigie stipo fino al massimo della capienza anche il lettore mp3, al punto che potrei tranquillamente avere musica da ascoltare per i prossimi dieci anni invece che una sola settimana di mare. Che ci volete fare, mi basta poco per divertirmi.


USATO SICURO:

Ramones, Ramones
Carole King, Tapestry
Volbeat, Beyond hell/A bove heaven
Twisted Sister, Stay hungry
Ozzy Osbourne, No more tears
Aerosmith, Toys in the attic
Motorhead, The world is yours
Body Count, Body Count
Lamb of god, Ashes of the wake
Emperor, In the nightside eclipse
NWA, Straight outta Compton
REM, Out of time
Too short,Mack of the century
Superjoint Ritual, Use once and destroy
Hate Eternal, Conquering the throne
Nile, Among the catacombs

NUOVO:

Cradle of filth, Hammer of the witch
High on fire, Lumineferous
Goatsnake, Black age blues
Chris Stapleton, Traveler
Dale Watson, Call me insane



martedì 21 luglio 2015

Metallica, Through the never


Da fresco reduce del Sonisphere, il primo sentimento che ho provato guardando Through the never è stato una solenne incazzatura. Vedere l'allestimento tecnologico e certosino dei palchi dei paesi civili dove non si tratta la musica come evento buono solo a riempire i portafogli degli organizzatori e dove ogni ordine di posto consente di assistere in condizioni ottimali allo show, mi ha rimandato in circolo tutto il veleno che quel giorno mi girava in corpo. Partiamo dunque da questo aspetto: i Metallica non hanno più la forza dirompente e brutalizzante che, scusate se è poco, ha rivoltato la musica heavy metal come un calzino quasi un quarto di secolo fa, in compenso è assunta all'olimpo delle band dalle quali ci si aspetta che ad accompagnare la musica vi siano palchi coi controcazzi, fuochi artificiali, bombe a mano e tricchetracche. E i Metallica sono diventati bravissimi a darti tutto questo, un pò come da sempre fanno gli AC/DC.

Parlando del film, che purtroppo ho visto a casa e non al cinema, ho trovato qualche analogia nella sua costruzione con The songs remain the same dei Led Zeppelin, anche in quel caso le immagini di un concerto erano alternate a quelle di una storia. Nella pellicola dei Tallica la storyline è imperniata su di un roadie (Trip, interpretato da Dane DeHaan già Goblin in The Amazing Spiderman) mandato a rifornire un furgone della band rimasto senza benzina e coinvolto in una battaglia apocalittica e sovrannaturale per le strade di una città (che dovrebbe essere Vancouver). 
Le sequenze senza dialoghi delle vicende di Trip ben si alternano al set dei four horseman, spezzandone la monoliticità. La setlist del concerto è molto buona e pesca a piene mani dai classici Ride the lightning (Creeping death, For whom the bell tolls, Ride the lightning); ...And justice for all (One, ...And justice for all); Master of puppets (Battery, Master of puppets, Orion - sui titoli di coda - ); black album (Enter sandman, Nothing else matter, Wherever I may roam). Peccato per un solo estratto da Kill 'em all (Hit the lights) in compenso suonato con il gruppo raccolto in pochi metri, a ricreare la (perduta)dimensione "garage" della band. 
La colonna sonora del film (che è a tutti gli effetti un live) mi sta accompagnando anche dopo la visione della pellicola, a certificare il ritrovato amore per questa grande formazione.

lunedì 20 luglio 2015

giovedì 16 luglio 2015

Joe R. Lansdale, La notte del drive-in

Difficile individuare spunti nuovi o sinossi originali per questo che nel tempo e' diventato un classico della science fiction moderna. Joe Lansdale ha pubblicato La notte del drive-in nel 1988 armonizzando alcune sue passioni come la fantascienza, i B-Movie e i B-Movie proiettati nei drive-in. Pur rilevandone una sparuta presenza anche sull'italico suolo, difficilmente riesco ad immaginare un luogo così tipicamente americano come il drive-in. Un luogo perfetto per una popolazione che, potendo, non scenderebbe dall'auto nemmeno per pisciare, per la quale è necessario tenere lungo le highways cartelli stradali con precisi divieti di drink and drive o di eat and drive, nemmeno gli automobilisti a stelle e strisce fossero bambini dell'asilo che, mentre guidano a 60 miglia all'ora, invece di guardare la strada infilino la testa nel sacchetto di McDonald a cercare la maledetta salsa barbecue per i Mc Nuggets.



Non so se i drive-in siano ancora oggi così diffusi, ma l'Orbit, quello al centro della narrazione di Lansdale, era sicuramente uno degli esemplari più imponenti, in grado di ospitare migliaia di macchine ripiene di un vasto campionario di umanità assortita. E' qui che, nel pieno di una maratona horror con tutti i santissimi crismi, arriva dall'alto una cometa rosso sangue a sconvolgere i programmi di tutti i convenuti. Il cinema-parcheggio viene abbracciato da un letale ammasso gelatinoso e da quel momento l'allegra combriccola dovrà vedersela con quisquiglie come sopravvivenza senza cibo e acqua, iper-violenza, mutazioni genetiche e, oh sì, crocifissioni.
Chiaramente non c'è solo orrore e fantascienza anni cinquanta, nel romanzo di Lansdale. Come l'autore ci ha insegnato in altri suoi racconti meno improbabili ma ugualmente raccapriccianti, spesso la brutalità e la malvagità dell'uomo è contenuta a malapena dalle regole della società, e aspetta impaziente la migliore occasione per manifestarsi in tutto il suo orrendo aspetto. Di certo il cannibalismo per assenza di cibo è più giustificabile dello stupro e l'omicidio per noia o ignoranza così bene descritti in altre opere dello scrittore texano.

Lettura agile ma consigliata, se non si fosse capito. Cos'altro? Ah sì. Difficilmente dopo aver finito il libro riuscirete ancora a mangiare pop-corn.

lunedì 13 luglio 2015

Zac Brown Band, Jekyll + Hyde


 
Zac Brown, benché sia inquadrato nel genere country, è in realtà un'artista a cui piace non porsi steccati e invadere qualunque campo da gioco in ambito musicale. Grazie a questa abitudine si è costruito negli anni una reputazione che l'ha portato ad essere considerato tra i migliori musicisti americani di questa generazione, al punto da avere una lista d'attesa lunga così di colleghi che ne richiedono la collaborazione. Ne sa qualcosa Dave Grohl che l'ha chiamato a partecipare al recente album Sonic highways e all'annesso documentario.
Ascoltando Jekyll + Hyde, il nuovo disco della ZBB, viene però da chiedersi se il nostro non abbia un po' esagerato nel voler dimostrare la sua versatilità, già a partire dall'opener Beautiful drug, pezzo che più pop non si può, sostenuto da una sezione ritmica al limiti della dance. Le tracce successive rientrano maggiormente in un'ottica folk rock con una costante attenzione alla melodia e ai refrain ruffiani, influenzati da Jimmy Buffett (Remedy), dallo swing (Mango tree, interpretata assieme a Sara Bareilles), dal grunge, grazie ad un'ospitata di Chris Cornell (Heavy is the head), in una riuscita alchimia con altre canzoni che, non fossimo nell'era della musica liquida, sarebbero singoli da milioni di copie (Homegrown, Tomorrow never comes).
 
Insomma, benvenuti al circo Zac Brown Band: se cercate divertimento siete nel posto giusto, per il definitivo salto di qualità prego ripassare al prossimo giro.

giovedì 9 luglio 2015

The interview

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Mettete Cristian De Sica al posto di James Franco, Massimo Boldi nei panni di Seth Rogen, sostituite Kim Jong-il con la parodia di un dittatore immaginario ed ecco a voi Natale in Corea del Nord. Cosa centra il nazional cinepanettone con The Interwiev, titolo che ha fatto deflagrare i già tesissimi rapporti USA e North Corea? Beh, molto. Il taglio del film prevede il pacchetto completo delle collaudatissime “trovate” della premiata ditta Boldi/De Sica, comprese volgarità, scoregge, erezioni e deflorazioni anali maschili. Poi vabè, tra tanta retorica a stelle e strisce e qualche stilla di autocritica, alcune intuizioni divertenti, come la sequenza iniziale, si trovano anche, ma ecco, come si dice? Tanto rumore per nulla.

lunedì 6 luglio 2015

Steve Earle, Terraplane


La musica blues ha sempre trovato spazio nei lavori di Steve Earle, a partire dalla profetica My old friend the blues inserita nell'esordio country rock Guitar town del 1986. Nessuna sorpresa quindi che l'uomo di Fort Monroe, Virginia abbia deciso di condensare questo suo lato artistico in un'unica opera, inquadrando un'epoca (la seconda metà degli anni trenta) che ha dato alla luce sia il modello di auto Terraplane raffigurato in copertina, che Terraplane blues, il seminale pezzo inciso da Robert Johnson.
Con queste premesse il disco non poteva che avere anche nei suoni una cifra stilistica vintage, elemento questo in piena continuità con lo Steve Earle più recente, quello legato alle tradizioni rurali del folk americano e alle musiche dei padri.
Baby baby baby che apre la tracklist viaggia leggera sulle delicate ali delle chitarre acustiche, punteggiate da una doverosa armonica. La voce di Earle è pastosa e confidenziale, e si esalta su un altro cavallo di battaglia del songwriter: lo spoken, lucidato a nuovo con The Tennessee kid, ulteriore palese omaggio alla musica del diavolo e al suo mantra "hey hey hey hey" sussurrato alla fine della canzone. Better off alone, ballata in classicissimo stile earliano che racconta di cuori spezzati e storie di ordinaria solitudine, potrebbe stare in qualunque album della discografia di Steve, mentre il ragtime Baby's just as mean as me, interpretato in coppia con Eleanor Whitmore (voce e violino), aggiunge un ulteriore gusto old time al pattern complessivo dell'opera.
Ultimamente i lavori di Steve Earle escono sempre a fari spenti, li trovi sugli scaffali (fisici o elettronici) dei negozi, senza clamori ne grandi sforzi promozionali. In qualche modo anche la musica in essi contenuta si adatta a questa rilassatezza sopraggiunta nell'ultima fase della carriera dell'ex bad boy del country rock, che si è messo comodo dentro un range stilistico d'altri tempi, fatto di strumenti a corda, un sound asciutto che suona unplugged farcito di liriche adeguate e sapienti, nel solco della tradizione del singer sudista. Non si scende mai sotto l'ampia sufficienza, ma, di riflesso, si fatica ad arrivare all'eccellenza. In attesa del ritorno all'ispirazione più spettacolare è comunque un bell'accontentarsi.

giovedì 2 luglio 2015

MFT, giugno 2015

ASCOLTI

Paradise Lost, The plague within
Lindemann, Skills in pills
House of Lords, Indestructible
Dillinger Escape Plan, Ire works
Dale Watson, Call me insane
Zac Brown Band, Jekyll + Hyde
Metallica, Through the never
Helloween, My good given right
Chris Stapleton, Traveller
Gojira, L'enfant sauvage
King Diamond, Abigal
August Burns Red, Found in far away places

MONOGRAFIE/RETROSPETTIVE: Motley Crue

VISIONI

True Detective, stagione 2
Wayward Pines

LETTURE

Joe Lansdale, La trilogia del drive-in (ebook)
Neil Strauss e Motley Crue, The dirt