venerdì 4 aprile 2014

The Walking Dead, season 4


The Walking Dead se ne frega. Delle critiche sulla qualità della serie, delle ironie sui dialoghi, delle perplessità sugli sviluppi della storia; delle accuse di inconcludenza cronica.
Tira dritto per la sua strada e, come spesso accade, più la critica lo stronca, più il successo di pubblico aumenta. In questo caso fino a fare di questa fiction un vero e proprio fenomeno televisivo, con picchi di ascolto che, negli USA, raggiungono sovente i quindici milioni di spettatori.
E allora almeno un merito ai produttori di questa serie dobbiamo riconoscerlo: quello di aver azzardato il rilancio del filone "morti viventi", che sembrava avere ormai da tempo dato tutto quello che aveva da dare e che invece non solo ha pagato, ma è arrivato anche ad alimentare un nuovo, imprevedibile, volano multimediale (cinema, gaming, comics) sul tema zombies.

Poi certo, lo show non è avulso da intoppi: la trama si avvita spesso su se stessa (come ho già avuto modo di commentare in altri luoghi, la dinamica standard prevede: separa il gruppo/riunisci il gruppo/fagli trovare un luogo sicuro/scacciali dal luogo sicuro/ammazza qualche protagonista/fai tornare qualche personaggio creduto morto) ed è evidente che gli accadimenti spalmati nei sedici episodi potrebbero tranquillamente essere condensati nella metà del tempo, ma in fondo questo è un difetto attribuibile a quasi tutti i serial e comunque non tutti i fill-in (gli episodi cioè che potrebbero anche essere rimossi senza perdere lo sviluppo della trama) sono una noiosa perdita di tempo, come invece si sostiene quasi ovunque. A volte l'introspezione dei personaggi diventa l'elemento di fidelizzazione vincente con i characters, e questo le menti dietro a The Walking Dead l'hanno capito bene.

Entrando sinteticamente nel dettaglio della stagione: si chiudono le storyline del Governatore (non senza il rammarico per la rinuncia ad un villain controverso e riuscito) e dell'esperienza di vita all'interno delle mura sicure della prigione; come accennavo in precedenza si torna poi a sparigliare il gruppo con il leader Rick Grames ferito nel fisico e fiaccato nello spirito, che cerca un rifugio per se stesso e per il figlio; si introducono superstiti umani sempre più spietati che cercano di trarre vantaggio attraverso violenza e sopraffazione  dall'anarchia totale che si è scatenata nel mondo.
Il cliffhanger conclusivo è di quelli bastardi,  di quelli, anche se saranno in pochi ad ammetterlo pubblicamente, che ti fanno trattenere il fiato fino alla stagione successiva.
Che guarderemo tutti per poi lamentarcene puntualmente sulle bacheche virtuali della rete.
Tanto alla fine The Walking Dead se ne frega e tira dritto per la sua strada.

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