venerdì 4 febbraio 2011

Outta rock 'n' roll




Social Distortion
Hard Times and Nursery Rhymes
Epitaph, 2011



Mi risparmio il pippotto sul solco della tradizione del punk californiano e sul ritorno di una band (o di ciò che ne è rimasto) che al suo debutto si era imposta grazie un sound veloce e aggressivo, perchè tutte le chitarre distorte di questo mondo e la caratteristica voce abrasiva di Mike Ness non tolgono il fatto che questo è il primo album dei Social Distortion composto in larga parte da ballate. Ma non è mica un problema, intendiamoci. Anzi. Trovo la cifra stilistica dell'opera molto rispondente ai miei gusti, al punto che l'album è da tempo in altissima e continua rotazione nella playlist dei miei ascolti.

Quando parlo di ballate faccio riferimento principalmente a tutto il blocco centrale dell'album, a partire dalla traccia numero tre Gimme the sweet and lowdown, alla successiva Diamond in the rough (uno dei miei pezzi preferiti) fino a Bakersfield, passando per Machine gun blues. Anche Writing on the wall, che arriva più avanti è da ascrivere in questa categoria.

L'altro aspetto del disco è quello della prepotente virata verso un rock'n soul elettrico. Da qui i cori femminili, il pianoforte, l'onnipresente impronta boogie di fondo. Esemplare da questo punto di vista è la scintillante Can't take with you. Il giro di chitarra di Far side of nowhere rimanda invece,imprevedibilmente, ai REM di Out of time.

Spazio anche al country, grande passione di Ness e con esso a Hank Williams sr, l'interprete che Mike predilige. La canzone coverizzata è la struggente Alone and forsaken e, da fan della musica bianca del sud degli states quale sono, penso di poter dire che anche in questa versione elettrica la drammaticità del pezzo è preservata. Still alive (già sentita dal vivo nel 2009) è l'ultima tappa di questo viaggio. Classico pezzo da end titles, dotato di un refrain accattivante da cantare fino allo sfinimento.

Hard times and nursery rhymes riprende in sostanza l'ambito stilistico del precedente Sex, love and rock and roll (del 2004, unico disco della band nella prima decade degli anni zero) coniugando però quella predisposizione da rock da stadio con una più spiccata vena intimista che trova traduzione in testi (verosimilmente) a carattere autobiografico.


I Social Distortion che conoscevamo sono morti, viva i Social Distortion.







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