giovedì 10 giugno 2010

Let's play Sun City!

Non so se è un problema solo mio e di quelli della mia generazione che, bene o male, si sono sempre interessati di politica nel senso ampio del termine, ma proprio non ce la faccio ad associare i luoghi e le città del Sudafrica ad un contesto di spensieratezza.

Quando sento parlare di Pretoria, Johannesburg, Cape Town quali sedi per le partite di calcio del mondiale, non posso fare a meno di pensare a quando, questi ed altri posti entravano in casa attraverso l'informazione dei giornali o delle tv per tutt'altre motivazioni. Parlo dell'apartheid ovviamente, della detenzione di Mandela, dei crimini contro l'umanità, delle violenze, delle sopraffazioni perpetrate in quella parte di mondo africano fino al termine degli anni ottanta.

L'aggancio mnemonico successivo è più leggero, e riguarda come a metà eighties questo tema fosse stato adottato da tutto lo star system anglosassone quale crociata del momento.
Sulla scia di operazioni benefiche tipo We are the world, fu anche registrato un disco nel quale gli artisti coinvolti dall'allora schieratissimo Little Steven (Bruce Springsteen, Miles Davis, Ruben Blades, Bob Dylan, Herbie Hancock, Ringo Starr con il figlio Zak Starkey, Lou Reed, Run DMC, Peter Gabriel, David Ruffin, Eddie Kendricks, Darlene Love, Bobby Womack, Afrika Bambaataa, Kurtis Blow, Jackson Browne and then-girlfriend Daryl Hannah, U2, George Clinton, Keith Richards, Ronnie Wood, Bonnie Raitt, Hall & Oates, Jimmy Cliff, Gil-Scott Heron, Nona Hendrix, Pete Townshend, Pat Benatar, Joey Ramone) si opponevano non solo al regime di Botha, ma anche a chi, uomini d'affari e sopratutto colleghi, si recavano periodicamente a Sun City, definita la Las Vegas del Sudafrica, per fare delle serate lautamente compensate ad appannaggio esclusivo della ricca borghesia bianca (Frank Sinatra ebbe a dichiarare: "perchè mai non dovrei più suonare a Sun City? Hanno un green stupendo") mentre nei sobborghi i poliziotti intervenivano nelle sommosse sparando ad altezza uomo.

Le rockstar avevano scelto l'acronimo di AUAA (Artist United Against Apartheid) e Sun City, il pezzo trainante del disco, nel ritornello recitava "ain't gonna play Sun City", dove ovviamente play stava per "suonare". Curioso che oggi gli occhi di tutto il mondo siano rivolti proprio lì, per i mondiali del "playing" più seguito del globo, in un paese in cui l'apartheid è stato sconfitto, ma dove permangono giganteschi contrasti e continue contraddizioni.


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