martedì 29 giugno 2010

Cleaning out my closet




Uno degli scheletri più ingombranti nel mio armadio è rappresentato dalla frenesia compulsiva con la quale ho seguito la prima edizione del Grande Fratello. Quell'anno (mi pare fosse il 2000) mi sono trovato in una situazione analoga a quella raccontata da Moretti in Caro Diario, dove il professorone di sinistra, che ovviamente detesta la televisione, durante una vacanza alle Eolie diventa fanatico di Beautiful.

A mia discolpa devo dire che quell'anno la pazzia aveva colpito molti amici, tutti mediamente intelligenti, snob verso la tv e piuttosto di sinistra. Per seguire il gieffe, qualcuno era addirittura arrivato a farsi la tv via cavo (mi pare Stream) solo per vedere "i ragazzi" dormire, scoreggiare e mangiare. Al lavoro avevamo un piccolo televisore, e durante le strisce giornaliere della trasmissione ognuno di noi mollava quello che stava facendo per correre a seguire gli sviluppi dei personaggi.
Taricone & co. avevano sostituito il calcio, la figa e la politica nelle chiaccherate di quei mesi.

Se ci penso oggi era una situazione incredibile, paradossale. Un ipnosi di massa davvero non preventivabile.

Presto, coi colleghi e gli amici abbiamo rimosso quello scivolone poco intellettuale, non ne parliamo più. E' stato come aver partecipato ad un omicidio di gruppo, alla fine del quale ci si ritrova tutti con le mani insanguinate e l'improvviso senso di colpa ad esclamare: "oddio cosa abbiamo fatto?!?". Non se ne parla più, non è mai successo.

Però qualcosa è tenacemente rimasto nella memoria collettiva.
O' guerriero Pietro Taricone che costruiva la tenda per trombarsi la bagnina bresciana, ad esempio.
Un perfetto segno dei tempi che incombevano.

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