martedì 3 novembre 2009

A sangue freddo, per organi caldi


Se prima di parlare di A sangue freddo, il nuovo disco del Teatro degli Orrori, devo recitare il mea culpa per non aver ascoltato a dovere Dell'impero delle tenebre, il loro debutto di un paio d'anni fa, lo faccio subito, così mi tolgo il pensiero. Di quell'album mi era piaciuta molto l'originalità e il tiro delle composizioni, ma faticavo a digerire l'impostazione molto teatrale della voce di Pierpaolo Capovilla, vero marchio di fabbrica del progetto.

Ora, visto che in molti, tra quelli che avevano adorato Dell'impero delle tenebre, sostengono che questa seconda opera sia inferiore alla prima, mentre io l'apprezzo in misura superiore, sono portato a pensare che A) il disco è più commerciale e quindi più fruibile alla massa, nella quale mi identifico appieno B) che il sound, e sopratutto lo stile di Pierpaolo ha finito di decantare nelle mie botti dandomi infine la possibilità di cominciare a gustarlo.

Comunque sia, A sangue freddo è per me una splendida rivelazione. Già a partire dalla traccia apertura mi fa vibrare le corde più emotive e intime. Io ti aspetto è una nenia notturna, alcolica, disperata. Sospesa tra Buscaglione e Milano Circonvallazione Esterna, il pezzo degli Afterhours. E' un amante in solitaria e vana attesa, il protagonista del pezzo. La narrazione è collocata nel cuore della notte, quando è difficile distinguere tra realtà e sogno: " l'amore è una cosa così bella una cosa così grande / una notte d'angoscia non può che diventare una carezza / su quel dolce profilo di persona per bene che sei".

E' raro trovare un'attenzione così accurata alla qualità dei testi, del linguaggio, alla scelte delle parole da usare, alla poesia in un disco di tostissimo hard rock. Già, perchè se ci si perde nella lisergica open track, lasciandosi andare alla struggente malinconia del pezzo, ci pensa Due , la traccia successiva a ricordarci che razza di bocca di fuoco siano in grado di springionare Il Teatro degli Orrori. Non mi viene in mente nessun'altra band italiana che abbia un tiro di rock duro così internazionale. Davvero poco da invidiare a chiunque. In questa traccia emerge anche una bella cantabilità, che comunque non sacrifica la poesia: "I love you baby / com'era bello fare all'amore con te / come son belle le illusioni ed i pensieri tristi / e le canzoni degli anni settanta e quella voglia di andare via / e il desiderio di restare / e il così nobile orizzonte del mare Ionio che se ne va viaverso l'Africa / è così ogni santo giorno".

Ma questo album è anche politico, a modo suo. Spara a ripetizione contro i luoghi comuni, i vizi, l'indifferenza della società moderna. Ricorda eroi dimenticati. La magnifica title track, ad esempio, celebra Ken Saro Wiwa: "io non mi arrendo, mi avrete soltanto con un colpo alle spalle / io non dimentico, e non mi arrendo. Io non mi arrendo / è nell'indifferenza che un uomo un uomo vero, muore davvero", e fa avanzare di un nuovo step la canzone di protesta italiana. Niente chitarre acustiche e fisarmoniche, ma chitarre/basso/batteria e ampli a massimo volume.

Restano da segnalare Majakowskij, non lontana dal Teatro Canzone di Gaber, la disperata preghiera Padre Nostro, e quella che nel suo incedere potrebbe a buon titolo essere la Walk (Pantera) italica, cioè Alt! , uno dei pezzi che più trascinanti e che immagino più spaccheranno in concerto.

In conclusione, se dovrò recuperare il primo disco del Teatro lo farò di certo, ma intanto mi godo questo, che magari ha dei cali di tensione, ma che contiene almeno 7-8 canzoni davvero notevoli, rispetto, non solo al panorama nazionale, ma in senso assoluto.
Con ogni probabilità nella top ten dell'anno.



1 commento:

Anonimo ha detto...

soprattutto live, devastano tutto.
visti sia al Jail a disco fresco d'uscita che più in là al Miami, sono una macchina di gioia e dolore.
il problema sul giudizio, e lo dico ancor prima di aver sentito questo, è che se in un debutto non hai aspettative e te ti lasci sorprendere, qui pretendi.
pretendi anzichè ascoltare a capo chino.

penso sia umano..
Mau