venerdì 16 gennaio 2009

Non è un paese per vecchi, di Cormac McCarthy


Non è un paese per vecchi è in assoluto il primo libro che leggo di Cormac McCarthy. E' arrivato al momento giusto, vista la fase di stanca che stavo attraversando nella lettura.

Quando fai fatica a leggere anche solo una pagina di un tascabile, un'opera così è quello che ci vuole per ricominciare a leggere con entusiasmo.

Considero una fortuna non aver ancora visto il film dei Coen tratto da questo lavoro; per me l'unica sequenza accettabile, nei casi di opera tratte dai romanzi, è libro-film, il contrario non funziona. Non mi piace leggere e avere già davanti le facce dei personaggi, lo sviluppo della trama e la conclusione.

Due parole sulla storia. Nel 1980, nel Texas meridionale, al confine con il Messico, il giovane Llewelyn Moss, mentre sta cacciando antilopi nella prateria, si imbatte in un convoglio di jeep colme di cadaveri, droga e soldi.
Decide di prendere i soldi, ma diventa subito la preda di una spietata partita di caccia: inseguito dai trafficanti, da uno sceriffo vecchia maniera (Bell), e da un assassino psicopatico di nome Chigurh.

McCarthy ha uno stile di scrittura molto personale. Colloquiale, lo definirei. Inquadra i dialoghi dei personaggi tutt'uno con la narrazione, senza separarli con virgolette o linee, come comunemente si usa fare. Una volta che ci si abitua (e ci vuole davvero poco) la lettura diventa estremamente scorrevole.

Un'altra caratteristica di Cormac consiste nel suo modo di mettere in sequenza alcuni eventi topici della storia in modo quasi...secondario. Li fa avvenire fuori campo, per usare un termine cinematografico, e poi ci torna sopra, come se il lettore li conoscesse già, e li stesse approfondendo sul giornale del giorno dopo.

I personaggi sono molto interessanti. Magari Chigurgh è un pò troppo Golem del male, però la sua etica della malvagità, il suo rigore nell'infliggere sofferenza, fanno di lui un character davvero unico. L'unico personaggio che forse non mi ha convinto del tutto è quello della ragazzina autostoppista, un ruolo che mi è parso inutile.

Spero di non rovinare il piacere dell'eventuale lettura a nessuno (in caso contrario fermatevi qui!) se dico che un libro di questo tipo, costruito su desolazione, violenza, assenza di valori, armi e sopraffazione (cioè i valori attuali dell'America) non può in alcun modo avere un lieto fine.

Per un'attimo ho pensato che Moss (lo sfigato che trova i soldi dei trafficanti) avesse un piano per cavarsela, e che la narrazione ci portasse lì, ma non era davvero questo il senso del romanzo, il messaggio che l'autore voleva comunicare.

Il finale è invece amaro e non lascia alcuna speranza al lettore.
Le considerazioni finali dello scriffo Bell, le sue scelte, i suoi dubbi potrebbero essere anche i nostri, di certo dovrebbero essere quelli di molti americani. L'unico rifugio possibile è tra le braccia delle persone che ci amano.

2 commenti:

drunkside ha detto...

è un ben libro, la scrittura di McCarthy è particolare, un po' frammentaria.
vediti il film che ne vale la pena, soprattutto per l'interpretazione di Bardem.

monty ha detto...

affittato il divudì...