lunedì 10 giugno 2024

Lankum, False lankum (2023)



Il nucleo degli irlandesi Lankum, i fratelli Lynch (polistrumentisti), è in attività da oltre vent'anni, avendo i due iniziato come Lynched, e sotto questo monicker, pubblicato un paio di album. Con l'ingresso della singer Radie Peat e di un quarto elemento (Cormac Mac Diarmada) nasce la band che conosciamo oggi, musicalmente collocata nel solco stilistico dei Lynch, quello della musica tradizionale irlandese, ma che oggi innesta forti elementi prog, psichedelici, sperimentali, "post" e rumoristi. 

Per chi dovesse approcciarsi a False Lankum avendo ancora nelle orecchie l'ottimo The livelong day del 2019, l'impatto sarebbe totalmente straniante. Nell'incipit dell'opener Go dig my grave la voce di Radie ci prende per mano conducendoci in luoghi dolcissimi e tenebrosi (come il l'irish folk insegna), per poi lasciare spazio a rumori ossessivi, lisergici, percussioni industriali e melodie dissonanti. 
Non è l'unica differenza con quanto fin qui registrato dalla band. Infatti la scelta dei Lankum (perchè di scelta presumo - spero - si tratti) è di produrre il disco sporcandone la resa audio con un sound compresso, dai volumi bassi, al punto che sembra stiano suonando in una country fair a chilometri di distanza e le note ti arrivino stremate alle finestre spalancate di casa, in una serata estiva resa umida e appiccicosa da una leggera e improvvisa pioggia. E no, non è un problema di cattiva resa dovuta alla scarsa compressione dei files sulle piattaforme, il CD, suonato su un impianto stereo, si comporta allo stesso modo.

Eppure devono averci creduto molto in questa soluzione, i Lankum, perchè il disco è riempito quasi al massimo delle sue capacità: settanta minuti per dodici tracce la cui media di durata viaggia sui sei minuti abbondanti con picchi di oltre otto fino alla conclusiva The turn che di minuti ne assomma tredici. 
Sì, sono struggimento e malinconia il filo rosso che collega le composizioni dell'album, ma trovano spazio le immancabili reel, la più divertente, paradossalmente, è dedicata all'oscuro esoterista Aleister Crowley (Master Crowley's) e il classic folk chitarristico irlandese (The New York trader).
Nel corso dell'intera tracklist le voci dei quattro membri si inseguono, si alternano, si intrecciano, si armonizzano (Lord abore and Mary Flynn) sempre in maniera evocativa e quasi sacrale, creando una sorta di spirale ascensionale che viaggia tra i Planxty e i Quicksilver Messenger Service. 

Disco incantevole con in più il merito di aver messo i quattro Lankum definitivamente sulla mappa delle band per cui vale la pena continuare ad ascoltare musica.

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