lunedì 26 febbraio 2024

Recensioni capate: The holdovers


Comincio a pensare che, col tempo, io mi sia piuttosto indurito (nei sentimenti) e non escludo di essere diventato un pò cinico. Si spiegherebbe così la ragione per cui non ha fatto breccia un film strappalacrime come The whale e perchè, pur avendola trovata una pellicola gradevole, natalizia per certi versi, non abbia raggiunto nessuna epifania per questo acclamato The holdovers. Anche qui prima i lati positivi del titolo: la prova del trio Giamatti/Sessa/Randolph (con Paul e Da 'Vine Joy in pole position per l'Oscar) senza dubbio rimarchevole. Poi la critica al sistema delle classi americano, che non guasta mai. Infine alcuni dialoghi efficaci e divertenti. Il tutto però, a mio modo di vedere non bilancia l'elemento narrativo di The holdovers: il plot visto e rivisto di un personaggio scorbutico che in realtà (accenno di spoiler) ha un cuore d'oro e si redime attraverso il sacrificio finale. Da Alexander Payne, regista soprattutto del cattivissimo Election, ma anche di Atlantic City,  era forse lecito aspettarsi qualcosa di più corrosivo. Alla fine ha sempre ragione Sir Alfred quando affermava che la ricetta per un buon film è composta di tre elementi: "sceneggiatura, sceneggiatura e sceneggiatura". 

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