giovedì 20 aprile 2023

Recensioni capate: Chris Offutt, Nelle terre di nessuno


L'esordio letterario di Chris Offutt (Lexington, 1958) è una raccolta di novelle pubblicata per la prima volta nel 1992, che, così come deve essere, racconta di ciò che l'autore conosceva meglio, vale a dire tutta quell'area degli States (Kentucky, Virginia, West Virginia, North Carolina) storicamente funestata da ampi strati di estrema povertà, dove la popolazione bianca (white trash) vive letteralmente alla giornata, nella consapevolezza di essere nata condannata e di non avere alcuna via d'uscita. 
Questo il denominatore comune dei nove racconti contenuti nella raccolta. Sia che ci si soffermi su bambini che crescono senza un supporto genitoriale, che su operai che svolgono lavori caratterizzati da fatiche disumane, oppure di miti e leggende del posto, l'impressione è  sempre quella di trovarsi al cospetto di uno scenario laddove progresso, welfare state e conquiste sociali non sono mai giunte, e che continua a vivere miserabilmente assecondando la legge del più forte (o del meno sfortunato). 
Una lettura che non rivela nulla che già non conoscevo attraverso altri libri, dischi o opere audiovisive, ma che mi ha fatto conoscere una voce interessante.

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