lunedì 20 dicembre 2021

E noi come stronzi rimanemmo a guardare (2021)

Arturo è il manager di una grande azienda, responsabile della creazione di un algoritmo che permette importanti risparmi grazie alla riduzione di diverse figure professionali. Per la legge del contrappasso, uno dei primi posti a saltare è proprio il suo. A causa della non più giovane età e dei debiti contratti, Arturo non trova altro lavoro che fare il rider. In uno scenario di futuro prossimo, dove il potere dei big data è totale, l'ex dirigente, sempre più solo e demotivato, attiverà un'applicazione che permette di avere un affetto sempre con sè sotto forma di ologramma, costruito in base alla personalità e agli interessi del cliente. Ad Arturo capita Stella.

Ci sono tanti modi di fare denuncia sociale. Chissà perchè in Italia sono ormai in pochi ad esplorarli. Qui lo fa bene Pif (Pierfrancesco Diliberto), andando a mio avviso a grattare via la ruggine ad un cinema italiano d'altri tempi che, flirtando con il grottesco, metteva in luce le contraddizioni della società. Fatte le dovute proporzioni, E noi come stronzi restammo a guardare (gran bel titolo, che utilizza una frase di Andrea Camilleri) mi ha ricordato in alcuni suoi aspetti la cifra stilistica di Elio Petri, oltre naturalmente ad un'opera come Her di Spike Jonze. Il futuro prossimo messo in scena da Pif è in realtà già presente in molti suoi aspetti: il rifugio nella "realtà" della rete per sfuggire alla solitudine, il fenomeno degli hater, e, ovviamente, sopra tutto, il mercato del lavoro, con le sue croniche precarietà, l'incertezza perenne nella quale fa precipitare giovani e non più giovani, l'odiosa  prosopopea dei moderni guru delle multinazionali, che dietro slogan esorbitanti serbano per i malcapitati le mansioni più sfruttate, malpagate e disumane. La storia narrata sarà anche proiettata qualche anno nel futuro, ma, ad esempio, la vita dei rider è già oggi esattamente quella mostrata nelle sequenze del film. 

Una pellicola dunque a suo modo importante, da vedere. Girata bene, con un ottimo lavoro di ricerca delle location scelte per raffigurare questa ipotetica città del futuro (che, seguendo l'esempio storico di Dario Argento, è un mix di diverse città italiane). Molto convincente, ma ormai non è più una novità, Fabio De Luigi (Arturo), così come apprezzabile la prova di Ilenia Pastorelli (Stella). 

E noi come stronzi restammo a guardare è in programmazione su Sky.

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