lunedì 22 ottobre 2018

Get on up (2014)

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I feel good, l'autobiografia di James Brown, recensita qualche settimana fa, è un lettura obbligatoria non solo per ogni autentico appassionato di musica, ma anche per chiunque voglia approfondire storia un pezzo di storia americana. 
Dall'entusiasmo di quella lettura alla curiosità di vedere la sua trasposizione cinematografica, il passo, per me, è stato breve.

Get on up esce nelle sale cinque anni fa, con esiti non certo deflagranti (in pratica, alla fine, pareggia l'investimento dei produttori, tra i quali Mick Jagger) e sceglie di mettere in scena la vita di James Brown attraverso diverse linee temporali che si intrecciano intervallandosi, dal James bambino che vive in totale indigenza, abbandonato prima dalla madre (una viola Davis sempre come sempre estremamente convincente) e poi dal padre (Lennie James) ed accudito dalla zia, al primo periodo con la band soul dei The Famous Flames, al grande successo, al funk, al ruolo paterno del manager Ben Bart (Dan Akroyd) fino alla fase di calo che coincide anche con i suoi comportamenti più violenti e coi problemi con le forze dell'ordine.

Get on up non riesce ad evitare la trappola dell'agiografia, chi scrive ritiene che James Brown per la cultura nera abbia rappresentato, per almeno due-tre lustri,  un punto di riferimento assoluto che andava ben oltre l'aspetto artistico, e che la persona fosse dotata di una personalità, un temperamento, una vena artistica ed un'autostima sconfinate, ma con altrettanta onestà che avesse un lato oscuro, originato probabilmente dai drammi subiti durante l'infanzia, che non emerge a dovere, così come restano solo accennati i suoi terrificanti scoppi d'ira.
Come spesso succede è invece estremamente positiva la prova del protagonista Chadwick Boseman, che fa un lavoro strepitoso nell'impersonificazione di Mr Dynamite, dalla parlata (il film va visto in lingua originale!) alle caratteristiche movenze sul palco, al punto che si fa fatica a riconoscere lo stesso attore nel ruolo che lo ha visto protagonista del recente Pantera Nera
Ricorrente anche la dinamica narrativa del perdono. Esattamente come mostrato in Straight outta Compton, anche qui viene rievocata una pace postuma (anno 1991) tra Brown e il suo storico sodale di palco  e amico Bobby Byrd. Fa molto buoni sentimenti ma chissà quanto verosimiglianza.

In sintesi Get on up non è nulla per cui strapparsi i capelli, ma tra il vederlo e il lasciarlo andare io sono per la prima opzione.


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