Un disco folk dotato di un potente allure soul. Questo è sempre stato per me, Tapestry di Carol King. E non solo per la scelta della cantautrice di reimpossessarsi di successi composti insieme all'ex marito Gerry Goffin nei sessanta, e divenuti presto classici soul senza tempo come Will you love me tomorrow delle Shirelles o (You make me feel) Like a natural woman sublimata da Aretha Franklin, ma proprio per il mood che avvolge l'album, a partire da I feel the earth move, deputato ad aprire questa meravigliosa raccolta di canzoni con una prepotente dimostrazione di come, quando si è accarezzati dalla migliore ispirazione, si può toccare le corde più profonde dell'ascoltatore senza tanti fronzoli o arrangiamenti fragorosi.
Il capolavoro indiscusso della King nasce dopo il divorzio (sia artistico che affettivo) da Gerry Goffin, con il quale si era fatta un nome componendo perlopiù per altri artisti, e a seguito del suo trasferimento in California, a Lauren Canyon, dove entra in contatto con James Taylor e Joni Mitchell, vale a dire il meglio del west coast folk degli appena nati anni settanta.
Della sinergia che si viene a creare tra questo gruppo di musicisti ne beneficeranno tutti i soggetti coinvolti, non ultimo Taylor che si innamorerà di You've got a friend, una delle tante gemme di questo lavoro, al punto da reinciderla e ottenere uno dei suoi più grandi successi di sempre.
Ma tutta la tracklist di Tapestry si può definire con l'ossimoro di greatest hits di inediti, non potendo prescindere il recensore dall'ignorare nessuna delle dodici tracce (quattordici nell'edizione in cd) presenti in scaletta, ognuna delle quali abbaglia di luce propria, come So far away, It's too late o Where you lead (utilizzata nel serial Gilmore girls - Una mamma per amica).
Alla fine, le parole meglio spese riguardo a Tapestry non sono quelle contenute in una delle innumerevoli recensioni che dal 1971 hanno avuto come soggetto l'album, ma quelle che accompagnano il semplice invito ad utilizzare il disco come infallibile soul healer.
2 commenti:
Insieme a Eli di Laura Nyro e Blue di Joni Mitchell è la pietra angolare del cantautorato al femminile di ogni tempo. Un disco che mi fa perdere la testa ogni volta che l'ascolto.
E' uno di quei dischi sui quali mi intimidisce scrivere
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