Eh sì. Sono tempi duri per l'outlaw country e i suoi interpreti più radicali. Prima Hank III posta sul suo sito la notizia che, a fronte della sua decisione di gestire la sua musica in totale autonomia, finchè non raggiungerà il break even legato alla realizzazione e alla distribuzione di Brothers of 4x4 e A fiendish threat, non potrà esporsi in nuove produzioni, poi Bob Wayne decide di dare alle stampe un album di cover di pezzi mainstream intorbidendo pesantemente la sua reputazione di anarcoide musicale.
E' questa una mossa che davvero non mi aspettavo, anche se capisco che vivere di musica oggi sia arduo un po' dappertutto, e farlo con un sottogenere per pochi intimi lo sia ancora di più.
Ed è chiaro che volendo tentare un minimo di rilancio commerciale fare la cosa più spontanea e virtuosa, cioè reincidere canzoni sconosciute ai più (magari dei Neurosis, band il cui monicker è tatuato sull'avambraccio del barbuto singer), non è un'ipotesi praticabile. Molto meglio infilarsi nel solco di un'operazione alla Hayseed Dixie e sperare di ottenere la stessa considerazione dal pubblico.
E allora ecco che sotto una copertina alla Rocky Balboa (effetto chissà quanto voluto) trovano posto tredici tracce, quasi tutte molto note, che spaziano essenzialmente dal rock al pop con incursioni nei repertori di Led Zeppelin, Red Hot Chili Peppers, Guns 'n' Roses, Rolling Stones, Beatles, ma anche Gnars Barkley, Adele, Rihanna e Imagine Dragons.
Ora, non voglio dire che il pub rock di Rock and roll non sia trascinante, così come la versione di Sweet child o' mine aggraziata o l'intuizione di Skyfall sorprendente, ma per contrappeso appaiono totalmente superflue le interpretazioni di Symphaty for the devil, Come together o I shot the sheriff.
Complessivamente si ha la sensazione che il disco si farà sicuramente qualche giro nel lettore, finendo però presto sullo scaffale per lasciare in gola l'amaro sapore del tradimento.
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