Nonostante questa sia stata una settimana di super lavoro, nella quale si può dire che sia tornato a casa solo per dormire, un suo picco di grandiosa soddisfazione l'ha avuto. Mentre tutto andava a rotoli infatti, lunedì finalmente ho vinto la mia prima partita di calcetto, segnando anche una valanga di gol, dopo mesi di sconfitte (o al massimo pareggi, che nel calcio a cinque sono cosa rara) di fila. Son cose eh.
Vabè, domani si vota, e l'altro giorno mi è tornata di colpo in mente l'intensità con la quale vivevo le campagne elettorale fino a quindici-venti anni fa. Una tensione quasi da ultrà calcistico già da spettatore delle tribune politiche, ben riassunta dalla nota scena del film Aprile di Nanni Moretti, nella quale il regista, assistendo ad un dibattito televisivo con D'Alema, chiede al leader del PDS di "dire qualcosa di sinistra". Mi ricordo feroci litigate, discussioni infinite con gli amici. Mi ricordo che noi eravamo i buoni e tutti gli altri i cattivi. Oggi non seguo più i dibattiti politici in tv, m'informo blandamente sulla polemica del giorno e non m'aspetto nulla di eccezionale dall'ipotetico governo di quella che dovrebbe essere la mia parte politica. Su una cosa però conservo lo stesso e identico entusiasmo dei diciotto anni: l'andare a votare. A prescindere dalla scarsa convinzione con la quale appongo la mia croce sulla scheda, è una cosa che mi dà gioia, mi appaga, m'illumina. In questo sono totalmente d'accordo con Giorgio Gaber.
Le elezioni
Generalmente mi ricordo / una domenica di sole / una giornata molto bella / un'aria già primaverile
in cui ti senti più pulito / anche la strada è più pulita / senza schiamazzi e senza suoni
chissà perché non piove mai / quando ci sono le elezioni.
Una curiosa sensazione / che rassomiglia un po' a un esame / di cui non senti la paura /ma una dolcissima emozione,
e poi la gente per la strada / li vedi tutti più educati / sembrano anche un po' più buoni
ed è più bella anche la scuola / quando ci sono le elezioni.
Persino nei carabinieri / c'è un'aria più rassicurante / ma mi ci vuole un certo sforzo
per presentarmi con coraggio / c'è un gran silenzio nel mio seggio
un senso d'ordine e di pulizia / Democrazia!
Mi danno in mano un paio di schede / e una bellissima matita / lunga, sottile, marroncina,
perfettamente temperata
e vado verso la cabina / volutamente disinvolto / per non tradire le emozioni
e faccio un segno sul mio segno / come son giuste le elezioni.
È proprio vero che fa bene / un po' di partecipazione / con cura piego le due schede
e guardo ancora la matita / così perfetta è temperata...
io quasi quasi mela porto via / Democrazia!
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