Il mondo nuovo
(La Tempesta) 2012
Anonimo- Allora, l'hai ascoltato “Il mondo nuovo”?
Io all'inizio sono rimasta un po' delusa, manca un po' lo stile teatrale di Capovilla, quegli scoppi improvvisi ai quali eravamo abituati con gli album precedenti...Non so, come quando dice “Maestro?! Maestro! Si accomodi, la prego, possiamo incominciare...” in Dell'impero delle tenebre e anche la musica è meno schizofrenica che in precedenza. Però devo dire che dopo qualche ascolto ti prende...
Monty: Mah, forse ci riponevo troppe aspettative e quando è così ci rimani sempre un po’ male. Inizio dirompente, ma mi dici a che serve una Io cerco te, quando hai già scritto Due?
Nel complesso oscilla tra intuizioni significative e banalità un po’ sconcertanti (Gli Stati Uniti d’Africa potrebbe averla scritta un quindicenne). Il problema penso sia l’egocentrismo di Capovilla, straripante come sempre ma stavolta non “bilanciato”, lasciato troppo a briglie sciolte. Poi ad un certo punto il disco diventa proprio peso, arrivare alla traccia numero sedici è un’impresa…
Anonimo- Mah, a me non sembra che Io cerco te abbia qualcosa a che fare con Due, credo che parlino di due cose diverse. Le banalità ci sono sempre state anche nei dischi precedenti, anche se forse qui un paio di volte si esagera. Io ho trovato che tutta la faccenda del Parla con gli angeli in Pablo sia piuttosto stucchevole, fa molto New Age, anche se ammetto che non è colpa del Capovilla, è un eccesso di esposizione degli ultimi anni della parola “angelo”.
A parte questo e se vogliamo Doris, che però ha del buono pure quella, non c'è niente che non va. Semplicemente è un disco diverso: Capovilla canta molto di più e non recita, e poi lo scopo del disco è diverso, questo è un concept, si vuole parlare degli immigrati stranieri in Italia (soprattutto, ma non solo).
E poi scusa, che mi dici di Cuore d'Oceano? Non è bellisssima? E Dimmi Addio e Vivere e morire a Treviso?
Monty: Puoi vedere la cosa sotto due aspetti. Il primo è ascoltare il disco è valutarne le canzoni. L’altro è cercare di capire dove la band, al terzo disco, volesse andare a parare. A mio avviso musicalmente è in una sorta di limbo tra sonorità consolidate (la prima cinquina di pezzi) e momenti maggiormente rarefatti. La mia valutazione nel complesso è che si tratti di un prodotto meno riuscito dei due precedenti, molto ambizioso, ricco di urgenza comunicativa che diventa però anche il suo limite, perché denota la difficoltà della band a decidere cosa tenere cosa eliminare dalla tracklist definitiva. Le canzoni di valore non mancano, è vero, non sono insensibile al valore di pezzi come Rivendico, Non vedo l’ora, Cleveland – Baghdad, Monica, Nicolaj,Scopje, Dimmi addio e Cuore d'oceano, ma il grosso limite a mio avviso è quello della tenuta complessiva del progetto, personalmente non riesco mai ad ascoltarlo dall’inizio alla fine, mi sfianca. Se l’opera fosse rimasta nei limiti dell’ora di musica (3-4 pezzi sacrificabili oggettivamente ci sono, dai) ne avrebbe sicuramente guadagnato.
Anonimo: Sai cosa mi ricorda questo disco? Apocalypse Now: parte in tromba con tutto il muscolo e arriva al culmine degli elicotteri che sorvolano e distruggono il villaggio vietnamita al suono della Cavalcata delle valchirie. E questa è la prima parte del disco. Ma il vero delirio inizia dopo che la barca passa sotto il ponte dell'ultimo punto di rifornimento tenuto dagli americani, quello dove il surfista si cala l'acido e non si sa chi comandi. Da lì tutto si sforma, si dilata e si comprime diventando assurdo, sfociando nella surreale cena a casa dei francesi in Cambogia e finalmente nell'incontro con Kurtz. E' estenuante anche per chi se l'è visto decine di volte, ma senza questa parte la prima non avrebbe senso. Così mi sembra per questo disco, che parte come dici tu con suoni consolidati e pian piano scivola in qualcosa di sempre più allucinato, fino a sfociare nella rarefatta Vivere e morire a Treviso.
Trovo che dopo A sangue freddo fare un disco così poco facile sia frutto di una volontà, non di un caso d'indecisione e mancanza di direzione. Pensa a quando Capovilla e Favero hanno rifondato i One Dimensional Man al culmine delle lodi per il lavoro precedente, non ce n'era bisogno, eppure... Forse dovresti cercare di viverlo più fisicamente, dirti “Ok, sfasciami” e resistere per tutte le 16 canzoni... Ma per curiosità, che brani elimineresti?
Monty: è molto suggestiva la metafora cinematografica che fai, citando Apocalypse Now. Curiosamente ne avevo visualizzata una anch’io, per il brano Monica che inizia raccontando una storia e a metà cambia radicalmente. Mi ha fatto pensare ai lavori di Lynch, tipo Mullholland drive o Strade perdute, dove ad un certo punto cambia narrazione e personaggi e tu non ci capisci più nulla ma rimani affascinato.
Sulla tenuta del disco non è tanto un discorso soggettivo. Le strutture dei brani, i passaggi declamati, quelli un po’ sarcastici fatti con l’effetto tipo voce filtrata dal megafono alla lunga sono oggettivamente pesi. Che tracce avrei sacrificato? Mah, butto lì Io cerco te (non è che sia brutta ma a mio avviso 1) è slegata dal resto 2) è irritante la cosa su Roma, anche se si riferisse al progetto di Alemanno Roma Capitale e non alla città vera e propria resta una provocazione fastidiosa, una cosa messa lì apposta per suscitare clamore nei media e in rete. Serviva proprio? ). Taglierei anche Gli Stati Uniti d’Africa. Scolastica a partire dal testo fino ai cori tribali, restando sull’argomento, che straordinario impatto drammatico aveva invece il brano su Ken Saro Wiwa?!?
Poi Ion, Pablo e probabilmente anche Doris. Ecco, con un minutaggio di una ventina di minuti in meno, pur non avvicinandosi al livello di A sangue freddo, diventerebbe un bel dischetto, qui invece ci fermiamo ad un 6,5 al massimo un 7- .
Anonimo: Cattivissimoooo! Anche una mia amica ha osservato quella cosa su “Roma Capitale”, ma mi sorprende che conoscendo il tipo non sia stato chiaro quello che -secondo me- voleva dire, cioè che i politicanti lo hanno, ci hanno, ormai disgustati totalmente. Roma è solo simbolo di questa decadenza, ovviamente non in senso leghista (anzi, i leghisti la disprezzano tanto a parole, ma poi sono sempre lì a munger soldi). Non vedo il clamore onestamente né mi pare un granchè come provocazione...insomma, ne ho sentite ben di peggio dalla bocca del Capovilla. Comunque hai ragione che è slegata dal contesto del disco e forse se ne poteva fare a meno.
Anche a livello di testi credo che l'idea del concept album abbia pilotato un po' lo stile: gli album precedenti erano a tema libero, questo no, voleva essere una specie di raccolta di biografie, quindi il registro era totalmente diverso. Noi ascoltatori -e i musicisti stessi- siamo più distaccati, facciamo fatica ad identificarci con questi personaggi che conosciamo da fuori. E' anche normale. E' forse il vero limite dell'album. Però a me Gli Stati Uniti d'Africa piace, lo so che magari non sarà la canzone più furba del mondo ma vorrei anche sottolineare che Capovilla è proprio così, grandi voli lirici e cadute nella banalità. Credo che entrambe le cose facciano parte del suo stile poetico. Però tu sei troppo negativo. Dimmi cosa ti piace di quest'album...
Monty: No, non sono cattivo, il disco lo apprezzo. Sono esigente con un gruppo la cui rigorosa etica serve al panorama musicale italiano come l’ossigeno. Sono da apprezzare per il tema affrontato nel concept, per averlo fatto in maniera ruvida e per non aver addolcito per nulla il loro stile allo scopo aprirsi al mainstream; ciò non toglie che il risultato sia discontinuo e non sempre all’altezza delle aspettative (o almeno alle mie). Sulla frase che tira in ballo Roma resto della mia opinione, cioè che è una furbata. Chi ascolta casualmente il pezzo non sa nulla dei TdO e della loro filosofia, questo crea un tam tam polemico che comunque fa pubblicità al disco. Che qualcuno possa pensare a simpatie leghiste, quando il pezzo è racchiuso in un progetto sui migranti è un paradosso insopportabile. Ok, voto finale 6.8.
Anonimo: Sai che non amo i voti, quindi mi astengo. Sono d'accordo che quest'album non ha l'impatto dei precedenti, ma potrebbe essere uno di quelli che migliorano col tempo o ti convincono definitivamente di essere inferiori...A me piace, stiamo a vedere com'è il concerto...Mi aspetto uno sfracello! Ci vediamo là.
Io all'inizio sono rimasta un po' delusa, manca un po' lo stile teatrale di Capovilla, quegli scoppi improvvisi ai quali eravamo abituati con gli album precedenti...Non so, come quando dice “Maestro?! Maestro! Si accomodi, la prego, possiamo incominciare...” in Dell'impero delle tenebre e anche la musica è meno schizofrenica che in precedenza. Però devo dire che dopo qualche ascolto ti prende...
Monty: Mah, forse ci riponevo troppe aspettative e quando è così ci rimani sempre un po’ male. Inizio dirompente, ma mi dici a che serve una Io cerco te, quando hai già scritto Due?
Nel complesso oscilla tra intuizioni significative e banalità un po’ sconcertanti (Gli Stati Uniti d’Africa potrebbe averla scritta un quindicenne). Il problema penso sia l’egocentrismo di Capovilla, straripante come sempre ma stavolta non “bilanciato”, lasciato troppo a briglie sciolte. Poi ad un certo punto il disco diventa proprio peso, arrivare alla traccia numero sedici è un’impresa…
Anonimo- Mah, a me non sembra che Io cerco te abbia qualcosa a che fare con Due, credo che parlino di due cose diverse. Le banalità ci sono sempre state anche nei dischi precedenti, anche se forse qui un paio di volte si esagera. Io ho trovato che tutta la faccenda del Parla con gli angeli in Pablo sia piuttosto stucchevole, fa molto New Age, anche se ammetto che non è colpa del Capovilla, è un eccesso di esposizione degli ultimi anni della parola “angelo”.
A parte questo e se vogliamo Doris, che però ha del buono pure quella, non c'è niente che non va. Semplicemente è un disco diverso: Capovilla canta molto di più e non recita, e poi lo scopo del disco è diverso, questo è un concept, si vuole parlare degli immigrati stranieri in Italia (soprattutto, ma non solo).
E poi scusa, che mi dici di Cuore d'Oceano? Non è bellisssima? E Dimmi Addio e Vivere e morire a Treviso?
Monty: Puoi vedere la cosa sotto due aspetti. Il primo è ascoltare il disco è valutarne le canzoni. L’altro è cercare di capire dove la band, al terzo disco, volesse andare a parare. A mio avviso musicalmente è in una sorta di limbo tra sonorità consolidate (la prima cinquina di pezzi) e momenti maggiormente rarefatti. La mia valutazione nel complesso è che si tratti di un prodotto meno riuscito dei due precedenti, molto ambizioso, ricco di urgenza comunicativa che diventa però anche il suo limite, perché denota la difficoltà della band a decidere cosa tenere cosa eliminare dalla tracklist definitiva. Le canzoni di valore non mancano, è vero, non sono insensibile al valore di pezzi come Rivendico, Non vedo l’ora, Cleveland – Baghdad, Monica, Nicolaj,Scopje, Dimmi addio e Cuore d'oceano, ma il grosso limite a mio avviso è quello della tenuta complessiva del progetto, personalmente non riesco mai ad ascoltarlo dall’inizio alla fine, mi sfianca. Se l’opera fosse rimasta nei limiti dell’ora di musica (3-4 pezzi sacrificabili oggettivamente ci sono, dai) ne avrebbe sicuramente guadagnato.
Anonimo: Sai cosa mi ricorda questo disco? Apocalypse Now: parte in tromba con tutto il muscolo e arriva al culmine degli elicotteri che sorvolano e distruggono il villaggio vietnamita al suono della Cavalcata delle valchirie. E questa è la prima parte del disco. Ma il vero delirio inizia dopo che la barca passa sotto il ponte dell'ultimo punto di rifornimento tenuto dagli americani, quello dove il surfista si cala l'acido e non si sa chi comandi. Da lì tutto si sforma, si dilata e si comprime diventando assurdo, sfociando nella surreale cena a casa dei francesi in Cambogia e finalmente nell'incontro con Kurtz. E' estenuante anche per chi se l'è visto decine di volte, ma senza questa parte la prima non avrebbe senso. Così mi sembra per questo disco, che parte come dici tu con suoni consolidati e pian piano scivola in qualcosa di sempre più allucinato, fino a sfociare nella rarefatta Vivere e morire a Treviso.
Trovo che dopo A sangue freddo fare un disco così poco facile sia frutto di una volontà, non di un caso d'indecisione e mancanza di direzione. Pensa a quando Capovilla e Favero hanno rifondato i One Dimensional Man al culmine delle lodi per il lavoro precedente, non ce n'era bisogno, eppure... Forse dovresti cercare di viverlo più fisicamente, dirti “Ok, sfasciami” e resistere per tutte le 16 canzoni... Ma per curiosità, che brani elimineresti?
Monty: è molto suggestiva la metafora cinematografica che fai, citando Apocalypse Now. Curiosamente ne avevo visualizzata una anch’io, per il brano Monica che inizia raccontando una storia e a metà cambia radicalmente. Mi ha fatto pensare ai lavori di Lynch, tipo Mullholland drive o Strade perdute, dove ad un certo punto cambia narrazione e personaggi e tu non ci capisci più nulla ma rimani affascinato.
Sulla tenuta del disco non è tanto un discorso soggettivo. Le strutture dei brani, i passaggi declamati, quelli un po’ sarcastici fatti con l’effetto tipo voce filtrata dal megafono alla lunga sono oggettivamente pesi. Che tracce avrei sacrificato? Mah, butto lì Io cerco te (non è che sia brutta ma a mio avviso 1) è slegata dal resto 2) è irritante la cosa su Roma, anche se si riferisse al progetto di Alemanno Roma Capitale e non alla città vera e propria resta una provocazione fastidiosa, una cosa messa lì apposta per suscitare clamore nei media e in rete. Serviva proprio? ). Taglierei anche Gli Stati Uniti d’Africa. Scolastica a partire dal testo fino ai cori tribali, restando sull’argomento, che straordinario impatto drammatico aveva invece il brano su Ken Saro Wiwa?!?
Poi Ion, Pablo e probabilmente anche Doris. Ecco, con un minutaggio di una ventina di minuti in meno, pur non avvicinandosi al livello di A sangue freddo, diventerebbe un bel dischetto, qui invece ci fermiamo ad un 6,5 al massimo un 7- .
Anonimo: Cattivissimoooo! Anche una mia amica ha osservato quella cosa su “Roma Capitale”, ma mi sorprende che conoscendo il tipo non sia stato chiaro quello che -secondo me- voleva dire, cioè che i politicanti lo hanno, ci hanno, ormai disgustati totalmente. Roma è solo simbolo di questa decadenza, ovviamente non in senso leghista (anzi, i leghisti la disprezzano tanto a parole, ma poi sono sempre lì a munger soldi). Non vedo il clamore onestamente né mi pare un granchè come provocazione...insomma, ne ho sentite ben di peggio dalla bocca del Capovilla. Comunque hai ragione che è slegata dal contesto del disco e forse se ne poteva fare a meno.
Anche a livello di testi credo che l'idea del concept album abbia pilotato un po' lo stile: gli album precedenti erano a tema libero, questo no, voleva essere una specie di raccolta di biografie, quindi il registro era totalmente diverso. Noi ascoltatori -e i musicisti stessi- siamo più distaccati, facciamo fatica ad identificarci con questi personaggi che conosciamo da fuori. E' anche normale. E' forse il vero limite dell'album. Però a me Gli Stati Uniti d'Africa piace, lo so che magari non sarà la canzone più furba del mondo ma vorrei anche sottolineare che Capovilla è proprio così, grandi voli lirici e cadute nella banalità. Credo che entrambe le cose facciano parte del suo stile poetico. Però tu sei troppo negativo. Dimmi cosa ti piace di quest'album...
Monty: No, non sono cattivo, il disco lo apprezzo. Sono esigente con un gruppo la cui rigorosa etica serve al panorama musicale italiano come l’ossigeno. Sono da apprezzare per il tema affrontato nel concept, per averlo fatto in maniera ruvida e per non aver addolcito per nulla il loro stile allo scopo aprirsi al mainstream; ciò non toglie che il risultato sia discontinuo e non sempre all’altezza delle aspettative (o almeno alle mie). Sulla frase che tira in ballo Roma resto della mia opinione, cioè che è una furbata. Chi ascolta casualmente il pezzo non sa nulla dei TdO e della loro filosofia, questo crea un tam tam polemico che comunque fa pubblicità al disco. Che qualcuno possa pensare a simpatie leghiste, quando il pezzo è racchiuso in un progetto sui migranti è un paradosso insopportabile. Ok, voto finale 6.8.
Anonimo: Sai che non amo i voti, quindi mi astengo. Sono d'accordo che quest'album non ha l'impatto dei precedenti, ma potrebbe essere uno di quelli che migliorano col tempo o ti convincono definitivamente di essere inferiori...A me piace, stiamo a vedere com'è il concerto...Mi aspetto uno sfracello! Ci vediamo là.
sei riuscito a scrivere una rece che dura più del disco :)
RispondiEliminaAhahah!
RispondiEliminaIn effetti ce l'abbiamo messa tutta
per stare al passo di Capovilla...