venerdì 14 ottobre 2011

Shame on us

Lo smarrimento mi coglie ogni volta che metto piede sul suolo straniero. Francoforte: due giorni di trasferta per lavoro. A differenza dell'ultima volta, la sistemazione mi consente di girare la città. E così, in un contesto in pratica ricostruito da zero dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, posso ammirare un traffico automobilistico inesistente anche all'ora di punta, una rete di mezzi pubblici (sotterranea e di superfice) così estesa da condurre ovunque, ogni marciapiede dotato di pista ciclabile, la metropolitana senza tornelli, tanto verde, la centralissima via pedonale dello shopping dove si può mangiare in un ristorante spendendo come in un fast food, strade affollate in larga parte da giovani, nessuna isteria. Un esempio concreto di città a misura d'uomo.

Non mi raccapezzo, ma perchè da noi non è possibile vivere in posti così? Avere servizi, poter davvero scegliere di non possedere un auto, non essere inesorabilmente uccisi dalle polveri sottili e dal monossido di carbonio? Non è esterofilia o retorica spicciola. Il confronto tra la civiltà di queste metropoli e le nostre è impietoso, imbarazzante. E destinato, temo, a non migliorare.

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